IN DUE SULL’ALTALENA

 

 

Al teatro Vittorio Emanuele di Messina Michele Placido e Anna Bonaiuto

Al teatro Vittorio Emanuele di Messina di scena “piccoli crimini coniugali”. Il testo di Schmitt è un percorso selvaggio e scevro di illusioni e pretesti nelle infinite sfumature della vita di coppia. Éric-Emmanuel Schmitt è autore di romanzi, racconti e testi teatrali, uno dei quali, appunto «Piccoli crimini coniugali» che continua ad essere rappresentato sulle scene teatrali che sul Grande schermo. Si tratta di un incontro di UNA COPPIA claustrofobico e sfibrante che si svolge nel chiuso di un interno borghese, quasi un antro di coscienza, tanto apparentemente ordinata quanto mostruosamente falsificata. Qui entrano un uomo ed una donna, dopo un incidente accaduto all’uomo che gli avrebbe fatto perdere la memoria. La moglie lo aiuta a ricordare chi erano costruendo percorsi perfetti e mistificando i fatti realmente accaduti. Finchè, in un alterco serrato, Lei non gli confessa che ha tentato di ucciderlo per autodifesa una sera che Lei voleva lasciarlo, mentre Lui impediva che ciò avvenisse. Ma l’uomo che sembra stare al gioco, rivela, man mano. di non essere mai stato smemorato e che ricorda perfettamente che Lei aveva tentato di ucciderlo senza motivo.

Lei, la donna, eleva il suo urlo di dolore, da quel momento confessa che Lei, idealista romantica, ha sofferto terribilmente amandolo, aspettandolo, sognandolo, nonostante sapesse dei suoi egoismi del suo “doppiogiochismo”, delle sue scappatelle. L’urlo d’amore è così lacerante che arriva dentro di noi scoppiando ed espandendosi. Lei non può fare a meno di Lui se non uccidendolo. Disarmante la reazione dell’uomo che la ringrazia del suo gesto, perché Lei ha finalmente ucciso la meta-coppia e Lui vuole perdonarla, perché l’uomo che ha scritto libri di successo dedicandoli a se stesso sa di non poter fare a meno di Lei,nel suo squinternato modo di vivere. Lei pero’ pronta per uscire, in abito da sera, prende la valigia per abbandonarlo e Lui Le confessa che certo non la fermerà ma che si sentirà avvelenato dalla lontananza. Le luci si spengono, l’uomo rimasto solo è solo un ex affascinante affabulatore, ma troppi anni sono passati e la porta improvvisamente si riapre Lei lo abbraccia e L’uomo l’accoglie come se la aspettasse da troppo tempo. E’ un momento certo commovente dello spettacolo che non risolve il dualismo UOMO-DONNA, la diversità dell’esistere e del concepire il rapporto di coppia. Si amano veramente o hanno accettato l’ eterno compromesso?

In fondo non si parla di noi ma della vita di Gilles e Lisa, una coppia come tante. Da ormai quindici anni i due protagonisti si trovano a vivere un apparentemente tranquillo ménage familiare, ma i due hanno innescato davanti ai nostri occhi un gioco al massacro, che ci distrugge e ci fotografa, almeno noi che abbiamo forse vissuto un matrimonio, che abbiamo figli e che ci chiediamo come poteva essere, se… solo se….Noi che non siamo piu’ insieme al nostro sposo, ma che sappiamo che qualsiasi incontro tradisce, oggi, la sua caducità, perché l’uomo e la donna non sono fatti della stessa sostanza d’anima, noi che abbiamo conosciuto queste prigioni dorate o no…poco importa. Questo è un lavoro sottile che scuote e che non fa rimanere identici a prima, che forse chiarisce le idee, precipitandoti nel buio dell’ascolto. I due però si salvano nella passione nella loro intesa e intensa attrazione che li redime nella salvezza. Può bastare? E’ sufficiente?

Il testo di Schmitt è un frenetico ed intenso confronto verbale tra i due protagonisti, un susseguirsi di battute feroci ma anche ironiche. Il duello è necessario e vitale.

 Il prolifico scrittore belga di lingua francese si conferma così un sottile ed arguto conoscitore di tutte le pieghe dell’anima raccontando, con maestria e senza drammi reali, una storia estremamente attuale: «Piccoli crimini coniugali» è un piccolo capolavoro di quella letteratura che ritengo psicoteraupetica, ed estremamente efficace nel teatro che appare sempre un momento di ascolto meditativo. Affascinanti nella recitazione Michele Placido che dirige in scena e Anna Bonaiuto che trascinano gli spettatori nel lunghissimo applauso finale a scena aperta.

ora posso piangere non vista, stretta nel buio angolo del mio letto, in cui consumo la Tua assenza. Ho scelto di restare sola, perché non sei quel Dio umano che avrei voluto adorare e perché vorrei finalmente ridere e sognare scoprendo paesaggi incantati…Tardi? Dici? Non è mai tardi per la coerenza e per l’erba che profuma di mentuccia e lavanda…Sono una donna piccola forse, ma non ho il coraggio di consolarti”

Anna Mazzaglia

 

 

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