UN MODERNISSIMO ED ATTUALE PIRANDELLO

Successo a teatro di “Così è se vi pare”

Quanto grande è un teatro quando il pensiero di chi ha scritto l’opera diventa il suo prologo logico? Ecco che Pirandello ci presenta il perché della sua esigenza di scrivere quando i personaggi si presentano così volitivi e veri che non è possibile ignorarli perché loro saranno comunque raccontati, si presenteranno ad un altro scrittore e poi ad un altro ancora per non sfuggire alla morte…. così che Lui ha voglia di raccontarli così come loro pretendono senza nulla aggiungere e solo ponendo la lora essenza ed esistenza come imperativa. Vogliono essere raccontati …prima di svanire nel nulla e rischiare di perdere la versione che loro danno della loro intima conoscenza. E così che ci immergiamo e, da subito, in questa Spoon River dell’inconscio e la provincia ….quella in cui vivemmo o viviamo balza subito agli occhi ….immensa, no, non per bellezza ma per maldicenza, stregata dalle apparenze!!!! in realtà un posto per nulla magico ove si annega nel silenzio anche tragico in cui ci immergono gli altri….Si’  quegli altri che vorrebbero sapere o pretendere di sapere tutto di noi per colpirci per arrivare ad una CONDANNA, direbbe Kafka, ma di cosa o di che se neppure noi siamo in grado di esistere guardando bene in faccia i nostri fantasmi?

Arriva così al Teatro Vittorio Emanuele di Messina “Così è se vi pare” di Luigi Pirandello, in una reinterpretazione in atto unico che eternizza l’opera attraverso la modernità.

“Il guajo è che come ti vedo io, non ti vedono gli altri! E allora, caro mio, che diventi tu? Dico per me che, qua di fronte a te, mi vedo e mi tocco – tu, per come ti vedono gli altri – che diventi? – Un fantasma, caro, un fantasma! – Eppure, vedi questi pazzi? Senza badare al fantasma che portano con sé, in sé stessi, vanno correndo, pieni di curiosità, dietro il fantasma altrui! E credono che sia una cosa diversa….”.

Il cast di eccezione composto da Milena Vukotic, Pino Micol e Gianluca Ferrato sa conquistare il pubblico con la sua raffinata esecuzione e la elegante interpretazione degli attori. Pirandello in una lettera al figlio definisce l’opera “una gran diavoleria”, Il sottotitolo è “Una parabola in tre atti” e il punto di partenza una novella dello stesso Pirandello intitolata “La signora Frola e il signor Ponza, suo genero”.  Non è un caso che Pirandello entra nelle difficili dinamiche familiari che furono nella sua vita così complesse da essere poi sviscerate nelle varie opere attraverso i personaggi che diventano l’elemento principale dei suoi scritti e del suo teatro, ove nessun praticabile colpisce più tanto la scena, in quanto è l’intimo del pensiero di ognuno che prevale su ogni dettaglio. E dunque gli ologrammi che vediamo in scena che ci raccontano la piccolezza degli altri e il loro vociferare è il contrappunto moderno e vivo che renderà il racconto ancora più accattivante. Attraverso la vicenda della suocera e del genero che, pur conservando rapporti civili, si attribuiscono reciprocamente una forma di pazzia (lei dice che lui considera come seconda moglie quella che in realtà è la prima e unica donna che ha sposato; lui dice che lei non vuole accettare la morte della figlia nel terremoto della Marsica e scambia la sua seconda moglie per la figlia perduta), Pirandello s’interroga e interroga il suo pubblico sul valore della realtà, sul labile confine tra follia e saggezza, mostrandoci una piccola comunità pettegola che entra in crisi di fronte a una situazione che non riesce a definire in modo univoco. In realtà quello che gli altri non accettano è che ognuno dei protagonisti si accontenti di vivere rispettando una qualsiasi verità che sia dell’altro. Senza litigare per questo forse perché hanno trovato in questo compromesso di vita un sottile equilibrio? E dunque i due Cioè la Sig.ra Frola accetta di vivere separatamente dalla figlia e dal genero il Dott. Ponza,  in una villetta e di vedere la figlia che si affaccia al balcone per comunicare con la madre, mentre il genero curerà Lui stesso i rapporti con la suocera.  Per tutto il paese questo è drammatico e tutti vorrebbero una verità unica a cui appellarsi per giustificare un comportamento anche silenzioso che però non appare a loro normale (normale? E secondo quali canoni?). Fin dalle prime battute, la regia di Geppy Gleijeses si distingue per l’uso sapiente delle luci e delle ombre, che evocano un senso di inquietudine perfettamente in linea con lo spirito dell’opera, creando un ambiente mai chiaro che si dipana in interni che aumentano l’ansia della ricerca della presunta verità, ammesso che ce ne sia una ed una soltanto.

Il dualismo tra verità della forma e verità dell’anima accettata domina tutto il dramma e ci fa interrogare sull’altro dramma contemporaneo: la verità degli altri e per gli altri. Pirandello risolve il dualismo con l’interrogatorio della donna velata che alla domanda chi Lei sia risponde due verità in contrasto tra loro per  gli altri sottolineando che la verità è inconoscibile e che non è per nulla oggettiva.

Gli ologrammi tridimensionali e coloratissimi sono piccole donne e uomini alti 50 centimetri, che rappresentano i personaggi della commedia che si affannano a riferire ciò che i loro piccoli occhi non vedono. Al momento dell’entrata della signora Frola, tali creature riassumono le dimensioni abituali. Essi riacquistano le loro vere sembianze di fronte all’imponenza del dolore e dell’amore materno ed alla narrazione intima di una vicenda che ciascuno vive a modo proprio se lasciato vivere in pace. Ma quale pace di fronte alle insinuazioni degli altri? Tutti cercano una verità oggettiva che non esiste. La musica di Teho Teardo aggiunge   profondità ed emozione alla rappresentazione teatrale. Milena Vukotic è una interprete di stile, con la sua capacità di calarsi nel personaggio, mettendo in luce le sfumature e le complessità emotive del dramma ed ha lasciato il pubblico estasiato  e coinvolto. L’attrice, con la sua innata eleganza e la sua vasta esperienza, ha saputo esplorare le dinamiche teatrali e le relazioni tra i personaggi con grande sensibilità, dando vita a un’interpretazione che ha saputo coniugare la profondità psicologica con la leggerezza e l’ironia tipica del linguaggio. La sua dizione è calma ed impeccabile; Pino Micol (Signor Laudisi) ha dimostrato una grande padronanza delle dinamiche teatrali e una profonda comprensione del testo di Pirandello, riuscendo a comunicare con efficacia e naturalezza le emozioni ed i conflitti interiori del suo personaggio giocando su toni ironici e dissacratori. La sua performance è stata arricchita da una presenza scenica magnetica e da un’abilità nell’uso della voce e del gesto che ha reso l’interpretazione ancora più coinvolgente e appassionante. Gianluca Ferrato ha indubbiamente fornito un apporto significativo al successo dello spettacolo grazie alla sua rimarchevole interpretazione del Signor Ponza. L’attore è riuscito a liberarsi dal cliché spesso legato al personaggio, proponendo invece un ritratto più umano.

Certo un atto unico non giova a una opera di così ampio respiro che coinvolge tutta la filosofia pirandelliana a causa dei tempi che sono tempi riflessivi, ma forse è la dinamica della riflessione che impone di non uscire neppure per un attimo da questo nucleo di coscienza rappresentata che è infinita e che pone il teatro come momento di attenzione totale alla plurima sfaccettatura della vicenda.

Colpisce l’aver creato un personaggio comico come quello del Commissario, e sì perché pure le cariche sociali riflettono un tempo sicuramente malato che diventa comico se solo pensiamo che il pettegolezzo indi il consenso addirittura influenza persino il Prefetto che certo nulla dovrebbe importare del rapporto familiare intimo del Sig. Ponza e della Sig.ra Frola. Ma se ci interroghiamo sulla vita reale dei piccoli centri, purtroppo il dramma appare vero e tutto assume le dimensioni del così è se vi pare.

Recentemente ho constatato che se ti allontani da uno di questi centri cittadini poi…..è come se non sei mai esistita perché a tutti interessava la forma della tua esistenza e non quello che sei veramente e se assumi su te la stessa visione di Pirandello allora ritornando e vivendo strade e posti diventi ironica se per caso non hai voglia di appartenere a un chiacchiericcio che ormai ha fatto il suo sventurato tempo…

Anna Maria Mazzaglia Miceli

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