GUERRA DEI ROSES? SI’ UN PIACEVOLE FANTASY NEL TEATRO

VERA RIVELAZIONE: AMBRA ANGIOLINI SUPERBA ATTRICE

Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris. Nescio, sed fieri sentio et excrucior” declamava Catullo. Al liceo riflettevo spesso su questi versi calibrati che mi descrivevano l’amore e la traduzione era: Ti odio e ti amo. Ti chiederai come faccia! Non so, ma avviene ed è la mia tortura. Anche in inglese ritornava insistente la frase: “I hate and I love. Why I would do so, you may well ask. I do not know, but I feel it and suffer.” No no mi dicevo…ma l’amore è quello che mi ha descritto mia madre…limpido pulito meravigliosamente inebriante. L’amore mi salverà e mi solleverà …andrò verso ed oltre la sofferenza perché mio marito…l’uomo del destinoooooooo…….sarà… e la frase rimaneva sospesa nella mia testa …perchè Lui avrebbe dovuto essere come mio padre, o meglio come lo descriveva mia madre dopo la sua morte….un bellissimo attore regista, stracolto, che le aveva fatto vivere un immenso Sogno da…mille e una motte. Poi molti anni dopo dovevo amaramente capire Catullo e sopratutto capirlo, sebbene io continuassi ad amare ….e mai compresi perché mi trovai in un Tribunale per anni torturata dalla rabbia di un uomo che, intanto, era volato altrove, lasciando che il destino mi relegasse alla eterna infelicità. Perchè? Perché non avevo fatto i conti con cosa sia la rabbia…la tempesta …il sangue…Così entro al Teatro Vittorio di Messina non troppo carica…ancora con la mia tristezza …non sento quasi mai mia figlia…vedete certe volte il teatro non è mai pura finzione…e …sono anche un Avvocato e di Guerre ne ho viste anche comiche, alcune volte, ma sempre estremamente tristi. Sì ho letto il romanzo di Warren Adler romanzo, ed ho poi visto il film. Warren Adler scrive La guerra dei Roses nel 1981 e otto anni dopo l’adatta per il cinema, e poi, come una ossessione quasi scrive anche l’adattamento teatrale, forse vedendo nel teatro quell’antro della coscienza in cui meglio descrivere, la lotta le amare passioni che esplodono. La guerra dei Roses diretta da Filippo Dini, con Ambra Angiolini e Matteo Cremon, però ti tiene incollata sulla sedia con interesse direi disumano, quasi a volerti fare piu’ male…e mentre entri con il tuo cappello tirato sulle orecchie e ti metti storta quasi per scomparire, invece Ti sorprendi a ridere…. talmente surreale è questa messa in scena con una Ambra Angiolini superbrava che, ironicamente, tono su tono, è come se ti vendicasse di tutte forse le cattiverie subite amando. Cinici e simpatici i due attori scivolano dentro la storia: dal primo romantico incontro ai mercati di campagna, dove acquistano le statuine che mai si sarebbero separate alla casa supersmaltata eccessiva, robotizzata, come dire ….waw! quello che abbiamo realizzato! Dal nulla a tanto! mentre il figlio è in un elegante campeggio …Lui si crogiola nell’essere un uomo di affari e Lei che è vissuta all’ombra collaborando amando sognando, non ce la fa piu’ di essere consorte ed ha deciso di industrializzare la sua arte culinaria e di avere altro dalla vita accorgendosi che del bell’imbusto non gli importa piu’ nulla. La guerra dei Roses con Ambra Angiolini è più una guerra di petali di rosa, un rifacimento “all’italiana” di questa guerra divorzile dove la risata ha la meglio sul dramma. Si uccidono gli animali reciproci, sempre consigliati da due avvocati grotteschi che più che fare gli avvocati suggeriscono come debbono ciascuno dominare il territorio e non cedere. “No vai via tu…no io resto e vai via tu”. La casa diventa l’emblema della rivolta o di un nuovo tipo di amore su cui giocare la partita finale. Ah tu ami piu’ la macchina? Bene la distruggo…Ah tu hai preparato il dolce perché vuoi abbandonarmi? Bene farò si che i tuoi ospiti abbandonino te. E tutto è una battaglia tra sessi…di chiaro gusto femminista, che divide sicuramente gli spettatori e li induce a guardarsi allo specchio ridendo. Io però ammorbo la mia personale tristezza con la piacevolezza di questo teatro divertente e scanzonato che rende surreale anche queste guerre di due non piu’ sposi, che mischia il noir al comico potentissimo, quello che ci fa rivedere come siamo, mossi dai diavoletti esterni (bella la trovata dei due avvocati – anime – angeli – diabolik moderni…che, tutto sommato, se ne infischiano delle conseguenze. Filippo Dini ha osato molto, ha creato un fantasy -mistery dal tragico epilogo, mentre la vera mattatrice in scena resta Ambra Angiolini che sembra divertirsi molto duettando con un Matteo Cremon, che invece resta sottomesso alla vivacità interpretativa della attrice. Applausi anche per l’iperbolico trasformista Massimo Cagnina, nei panni di Goldstein, mentre forse non così disinvolta Emanuela Guaiana nei panni di un personaggio (l’avvocatessa Thurmont). Belle le luci di Pasquale Mari che disegnano i profili dei personaggi e le atmosfere persino goffe. Poi torno in me…devo scappare caspita Roberto fa il compleanno e non posso mancare!….E nella notte sulla macchina ripenso al tempo passato…a queste coppie…tante che se avessero saputo e potuto vedersi forse …forse avrebbero tramutato l’excrucior di Catullo in …Ok C’eravamo tanto amati…ora esistono i ricordi e ciò che di noi moltiplicati è la nuova vita cui insegnare che ogni guerra lascia dentro una indelebile e spesso sanguinosa e mortale ferita.

Anna Maria Mazzaglia Miceli

https://www.youtube.com/watch?v=C6Q-23gIyc4

 

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