Festival di Taormina alla grande con Beresford, Felice Laudadio, un film commentato dal vivo da Giovanni Renzo

Al Teatro antico di Taormina  la prima proiezione sul grande schermo ci coinvolge nel bel sentimento di una festa al femminile.. Splendide signore in nero lavorano in un affascinante negozio dirette da Julia Ormond. Si tratta del film patinato ma profondo ed ironico Ladies in Black di Bruce Beresford, una commedia che ci proietta negli anni cinquanta in un magazzino alla moda di Sidney.. La storia è ambientata nell’estate del 1959, nel momento in cui la immigrazione avrebbe generato la liberazione delle donne che avrebbe cambiato l’Australia.. Il motore scenico è Lisa come lei vorrebbe farsi chiamare, o Leslye il nome reale, che la madre infagotta in abiti da bambina ed il padre vorrebbe per sempre tenere segregata, tanto per Lui, come per tutti gli altri uomini del film l’importante è lavorare, vedere la partita e non parlare mai del futuro della figlia, alle soglie del diploma.. Lisa impacciata entra nel magazzino della donne ma con i suoi sogni di letteratura, vorrebbe fare l’attrice o scrivere e dunque parla di ciò che sa e di come vede la vita alle bellissime donne di quel mondo ovattato. Shakespeare e Molière sono il suo ideale di quel teatro a cui aspira, ma nell’incontro con le colleghe più adulte compirà il proprio personale percorso di crescita, financo di emancipazione familiare ed umana che trasmette alla madre che spesso con lei danza cantando “volare”. Tra tutte però vi è Ormond , temuta  perché viene dall’Europa, Lei che ha viaggiato e disegna gli abiti parigini intoccabili, una che non dovrebbe mai confondere il business con i sentimenti e nonostante Lisa sia la meno esperta è irresistibilmente attratta dalla ragazza che invita a casa spesso, facendole conoscere il suo mondo.. il regista Beresford (già autore di A spasso con Daisy), arriva con buona parte del cast.
Beresford spiega l’idea del film:. “Si tratta dell’adattamento di un romanzo scritto da una ragazza che ha frequentato l’università con me (Madeleine St. John ). L’ho letto e ho subito pensato: è bello, divertente e racconta un periodo di storia d’Australia interessante, in cui c’erano molti immigrati dall’Europa, cosa che al tempo ha avuto un forte impatto sulla società. Ma il tema era trattato con leggerezza, cosa che mi piaceva moltissimo. Così ho preso subito i diritti cinematografici sul libro, negli anni Novanta. Ventitré anni dopo sono riuscito ad avere i finanziamenti per girarlo. No oggi l’immigrazione è molto cambiata rispetto al periodo raccontato nel film “dopo la guerra molte persone europee, italiane, inglesi si trasferirono. Oggi invece i nuovi immigrati arrivano dall’Asia: cinesi, thailandesi. Il paese è diventato ancora più cosmopolita”. “Non è neanche cambiato il clima di sospetto che anche allora c’era verso lo straniero, verso chi non parlava inglese. Scattava il sospetto, le persone diventavano paranoiche, non si fidavano e quindi c’era una chiusura”. Ciò che invece mi ha colpito nel film personalmente al di là della perfezione della riproduzione di quel periodo, è la ironia con cui invece il regista guarda gli uomini. Uomini che non capiscono, che arrivano tardi, come il padre di Lisa neppure interessato a sapere dei voti della figlia, o come il marito semplice di una delle commesse che, dopo aver fatto l’amore con la moglie, sparisce perché pensa di essere stato rude, o gli uomini senza scrupoli che non riescono a sedurre partendo dal sesso. E’ questo occhio attento del regista che mi piace e mi esalta, perché li descrive realmente come sono, anche nella nostra società, esattamente buffi, strani, irresponsabili…Lavorano? Non si sa neppure! ma qualcuno esiste che viene da lontano almeno Lui si innamora, come profondamente si innamorano tutti gli altri uomini del film …ma proprio non lo sanno. Trovo il film interessante leggero e sognante, arriva come una ventata di aria pura. Ed ha un finale luminoso e di speranza. Forse credo che noi abbiamo bisogno di questo cinema di evasione anche se tratta di temi che interessano la nostra vita anche italiana. Solo che il regista riesce a regalarci una storia seria intessuta, di “ali da libellula”

Questa è stata solo la chiusura di una giornata interessante, iniziata con una conferenza stampa e proseguita alla Casa del Cinema sia per vedere la splendida mostra sui 46 film girati a Taormina che Ninni Panzera, Segretario generale della Fondazione Taormina Arte ha cercato con amore…. locandine introvabili da collezione unica, che meritano un articolo a parte, ma anche per assistere alla presentazione  della rivista di Felice Laudadio “Bianco e Nero”, una rivista quadrimestrale del Centro Sperimentale di Cinematografia dedicata a Bernardo Bertolucci. Felice Laudadio, racconta Bertolucci, in un modo fantastico e raccoglie testimonianze inedite, anche sul restauro di “Ultimo Tango a Parigi”, che lo stesso autore non riteneva possibile uscisse al cinema riempiendo le sale , ma anche passato qualche mese fa in televisione in prima serata. Laudadio è un narratore eccezionale delle cose che idea con amore Bello ciò che scrive  di Berrtolucci Edoardo Albinati  in un articolo “forever Young”. Non chiamatelo Maestro, ha passato la vita ad imparare non ad insegnare era per Lui una ispirazione ripartire da zero e fare film straordinari tutti diversi, tra cui certo spicca “Il conformista”, tratto dal romanzo di Alberto Moravia, certo dentro la rivista si parla anche di  NovecentoLa tragedia di un uomo ridicolo, Il Tè nel deserto, L’Ultimo Imperatore. Una rivista da tenere come un tesoro in quanto libro che ha testimonianze autorevoli da Enrico Magrelli a Gianni Canova. Mentre sempre alla Casa del Cinema, Ivan Scinardo annuncia l’uscita del prossimo bando per entrare dai 18 ai 26 anni al Centro Sperimentale di cinematografia di Palermo ricordando che le iscrizioni sono aperte sino al I Ottobre. Ormai non si tratta piu’ di una semplice diploma ma di una laurea triennale  ed il Centro ha uno straordinario direttore didattico che è Costanza Quatriglio, ottima cineasta laureata al centro Sperimentale..

Nel pomeriggio deludente incontro con Pierfrancesco Favino, che ritengo sicuramente uno dei piu’ grandi attori italiani, ma ho avvertito il suo essere totalmente fuori da quella che doveva essere una masterclass, ha dichiarato che tutti noi siamo maschere sempre quando entriamo in relazione con gli altri mentre non esiste la identità. Io credo invece che l’essere, l’uomo dei ruoli o del ruolo fa sì che, proprio per questo, debba essere puro e trasparente nelle relazioni col pubblico, dionando il cuore, piu’ che gli autografi di cui appare parco.  Questa è la delusione che si prova quando vedi film bellissimi e ti aspetti che l’attore sia come immagini, forse caricare di una attesa un incontro come feci anni fa anche con  un altro attore che era Sergio Castellitto che candidamente dichiarò in una altra sede del festival che a Lui i soldi interessavano molto e che avrebbe fatto televisione anche per questo  e così preferisco non avere miti e vedere passo passo che succede nella vita e che sensazioni mi danno, ma credo che forse erano stanchi. Un Festival alle volte, carico di impegni sfianca un pò. Film che ritengo invece non completo è Il Traditore” poiché Bellocchio ha sicuramente fatto un film da Maestro ma senza approfondire la vicenda di Buscetta né i ruoli politici e neppure il vero movente dell’omicidio di Falcone. Dunque le mie domande restano sospese, mentre il film al contrario di ciò che dice l’attore, è a tratti commovente perché non mostra un Buscetta mafioso ma un Buscetta che libera dalla Mafia attraversando sofferenze e revisioni. Non era semplice approfondire delle verità e degli argomenti per chi non vive la Sicilia. Dunque ben sette Nastri d’Argento piu’ uno, mi sembrano eccessivi per questo film, qualificato come MIGLIOR FILM….Insomma penso che nel panorama cinematografico vi siano film migliori, anche se la esecuzione del racconto di Bellocchio dal punto di vista formale rimane impeccabile. Nota di merito va all’attore messinese Nicola Calì nei panni di Reina, che se prima deve solo essere Lui che segue vicende…. diventa il vero Reina innanzia ai giudici esterefatti di Palermo. Io credo che vi sia davvero stata una prima “Cosa Nostra” ed una seconda mafia degradata e degradante, ma non sono loro i  militanti spiccioli il problema….ma i colletti bianchi che dirigono la sorte di una Sicilia dei sobborghi, varie subculture che sono come nidi da voto, ove coltivare i quattordicenni o sedicenni tanti Buscetta….In questo senso non mi appare seriamente indagata questa parte, forse volutamente perché si doveva narrare solo di un Buscetta criminale….ma anche eroe se vogliamo….Chi sono io? Un avvocato penalista che ahimè di questi uomini usati ne ha conosciuti tanti….Uomini che si arrestano che passano una vita in carcere, verso cui non vi è pietà perché da Cosa Nostra non si esce, e quando lo Stato si riprende quello che il mostro ha illecitamente avuto, come una illusione passeggera, vorrebbero salvare i figli, vorrebbero una vita normale, ma la subcultura ed il ghetto morale della politica non li salverà. Ed ancora tanti film veri devono essere girati sulla Sicilia, forse a Bellocchio il merito di aver saputo riaprire la discussione su un punto dolente….mentre gioverebbe un film vero sulla corruzione a Palazzo di Giustizia, dove non vi è piu’ l’esame dei casi umani ma vince la superficialità e un apparato di studi corrotti in combutta con le istituzioni. Diceva Pasolini: l’intellettuale sa perché vede e prima di morire disse, io so i nomi…ed anche io li so, perché chiudendo quell’apparato strano delle televisioni noi vediamo….. siamo in grado di percepire chi sono i colpevoli, mentre la Sicilia è e resta il centro del Mediterraneo, una terra che può dare moltissimo anche nel senso di riforme ed evoluzioni, o magari nuove alleanze a Sud, proprio dove si lasciano morire in mare migliaia di uomini senza nome..Ma il Festival del Cinema è anche questo denuncia e protesta e vince la cultura a Taormina dove una grande Silvia Bizio si batte per il trionfo di questi temi insieme a Gianvito Casadonte, con una produzione coraggiosa di Videobank, a sottolineare che vi è una Sicilia che si muove in senso inverso. Io , da donna di Festival e per i Festival, inviterei a guardare il cinema siciliano indipendente ed i documentari made in Sicily, sono tanti, che indicano un percorso e che raccontano storie sconosciute.

Invece sala gremitissima per il film tornato a Taormina grazie a Ninni Panzera L’Appel du Sange” (Il richiamo del sangue) , di Loise Mercanton del 1919 accompagnato in sala dall’ottimo Maestro Giovanni Renzo che gli ha dato una colonna sorona esterna con appunti musicali che ricordano anche le note tra i vicoli di Taormina. Il film si può leggere nelle sua narrazione in inglese. Illuminante la presentazione del Sindaco di Taormina Mario Bolognari che ci illustra il territorio. Nel film vi è una sconosciuta Isola bella con la casa del pescatore, ma anche il percorso verso Castelmola ove si arrivava con una trazzera neppure in terra battuta ove si trovava la Casa del prete, e poi vi è una testimonianza dei luoghi che non esistono come la famosa pensione che si trovava fuori porta Catania distrutta dai bombardamenti, lasciando spazio ad una piazzetta. Mentre vi sono i canti e balli e la festa del Santo Patrono che probabilmente è quella di San Pancrazio. Una vicenda d’amore drammatica per un film francese che racconta il territorio. Un film da rivedere come i 46 film in mostra alla Casa del Cinema che rivedremo proprio questo inverno nella Casa ex Pretura donata dal Comune di Taormina agli scopi culturali ed io so già che Ninni Panzera farà funzionare questa saletta di 50 posti allargandosi nel territorio. E…mi ricordo della Saletta Milani, dove una giovane giornalista che amava il cinema, stava seduta anche per terra pur di vedere …e di vedere…poiché Ninni Panzera non è un gestore di sale cinematografiche ma un amante del Cinema che ha creato generazioni di cineasti.

Anna Mazzaglia

 

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