DAI SOLISTI AQUILIANI ALLA GRANDE DANZA DI ELEONORA ABBAGNATO TAORMINA ARTE SCEGLIE LA RAFFINATEZZA E LA MUSICA COLTA.

 

ll festival Taormina Arte martedì 25 luglio ha proposto nello splendido Parco Trevelyan a Taormina un quadro di colta musica classica: I Solisti Aquilani con Daniele Orlando, violino solista e concertatore, sono stati i protagonisti di un concerto di eccellenza ove, alla introduzione della Eine kleine nachtmusik di Mozart ha fatto seguito la proiezione di un video su Le Quattro stagioni di Vivaldi e l’esecuzione del celebre concerto tratto dall’opera 8, Il cimento dell’armonia e dell’inventione. Il progetto, dal titolo “Una Nuova Stagione”, nasce dalla necessità di riflettere e far riflettere sul ruolo dell’uomo all’interno dell’ambiente, offrendo così al pubblico una chiave interpretativa che va oltre una tradizionale esecuzione. Vivaldi descrive, con i suoi sonetti e la sua musica, una natura incontaminata. Ben diversa è l’amara visione di come la Natura sia stata ridotta da un intervento dell’uomo spesso troppo invasivo. Questa interpretazione offre un “chiaroscuro” sonoro: da un lato la natura per come era, e dall’altro come quella che abbiamo troppo spesso di fronte ai nostri occhi: violata da noi e ridotta al nulla. «Ancora Vivaldi. Ancora Le Quattro Stagioni. Per dire quello che non è stato ancora detto. Per suonarle come non sono state ancora suonate», spiega Maurizio Cocciolito, direttore artistico dei Solisti Aquilani, «L’occhio del mondo come contenitore asettico per leggere la vita nello scorrere del tempo, le conquiste, le catastrofi, le meraviglie, le aberrazioni, scandite dal succedersi delle stagioni, impassibili ma sofferenti, a registrare i cambiamenti climatici e sociali. Così muta il volto del mondo, così cambiano gli uomini. Così l’occhio che guarda, appannato da una retina distaccata che registra stancamente e malinconicamente progresso e regresso, evoluzione e involuzione. Quando uscì la prima edizione a stampa delle Stagioni era il 1725. Vivaldi viveva a Venezia, aveva 47 anni, era famoso, un perfetto interprete dello spirito dell’epoca e della cosiddetta “musica a programma” che voleva raccontare e descrivere la natura nell’avvicendarsi dei mesi. Tre secoli di ininterrotto successo nelle sale da concerto di tutto il mondo, analisi e dibattiti sulla opportunità̀ di esecuzioni filologiche o alternative, revisioni critiche e inchiostro a fiumi, fino ai Solisti Aquilani e al loro primo violino, Daniele Orlando, interprete sublime, che si appropriano del capolavoro vivaldiano, lo rendono un gioiello musicale originalmente interpretato e si apprestano ora ad arricchirlo di un significato ulteriore che travalica la musica pur rispettando la sua dimensione circolare di punto di partenza e di arrivo». Daniele Orlando a soli 17 anni ha debuttato come solista con il Concerto di Tschaikowsky diretto da Donato Renzetti. Dal 2014 è primo violino di spalla dei Solisti Aquilani con i quali ha collaborato, anche come solista e konzertmeister, esibendosi, in Italia e all’estero. Alla loro guida, nel novembre del 2016, ha debuttato come solista alla Philharmonie di Berlino con l’esecuzione delle “Quattro stagioni” di Antonio Vivaldi, ricevendo una standing ovation dagli oltre 1.200 spettatori presenti. In seguito a questa esperienza è nato il progetto “Una nuova Stagione”, un inno alla Natura incontaminata scritto nel Settecento che oggi incontra un uomo diverso, vittima e carnefice dell’ambiente distorto, inquinato e alterato in cui vive. Una interpretazione “nuova e forte” del capolavoro vivaldiano che ha ottenuto, per il grande messaggio ambientalista che contiene, il patrocinio del Parlamento Europeo. Suona su un Giovanni Battista Ceruti del 1805.

I Solisti Aquilani si costituiscono nel 1968 sotto la guida di Vittorio Antonellini. Il loro repertorio spazia dalla musica pre-barocca alla musica contemporanea. Hanno tenuto tournée in tutto il mondo, dall’Africa all’America, dall’Europa al Medio ed Estremo Oriente, ospiti delle più prestigiose istituzioni musicali e sale da concerto. Nel corso degli anni hanno collaborato con grandi artisti e realizzato prime esecuzioni assolute commissionate a diversi compositori della scena contemporanea italiana. Dal 2013 la direzione artistica è affidata a Maurizio Cocciolito.

Un inno alla rinascita attraverso la consapevolezza dell’uomo che viene incantato dalla perfetta esecuzione di Orlando cui rispondono in contrappunto simmetrici gli altri violinisti e la natura del parco intorno per non dimenticare che qui siamo vissuti e qui vorremmo continuare a vivere nell’equilibrio e non nella follia.

 

Ieri sera nella splendida cornice del teatro antico di Taormina abbiamo assistito ad una produzione DANIELE CIPRIANI ENTERTAINMENT riconosciuta dal MINISTERO DELLA CULTURA come organismo di produzione per la danza un grande evento di musica e danza a cura di Daniele Cipriani: “Giulietta” omaggio alla piccola grande donna immortalata da William Shakespeare e, dopo di lui, da innumerevoli pittori, musicisti, scrittori, registi e coreografi, che ha visto  protagonista Eleonora Abbagnato, direttrice della scuola  e della Compagnia di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma e già étoile dell’Opéra di Parigi. Nello spettacolo, le arti della musica, della danza e della poesia si uniscono per dipingere a colori – ora delicati, ora vivissimi – un ritratto nuovo e inusuale della più celebre veronese di tutti i tempi.

Qui Giulietta -Eleonora è puro spirito e narrazione di altro…d’altronde Lei non balla ma vola e dipinge gli spazi e il tempo.

un lavoro coreografico in cui la danza intreccia uno stretto legame con la poesia; La rose malade di Roland Petit (1973), ispirato alla poesia The Sick Rose di William Blake (1794): un passo a due di amore e di morte sull’Adagietto dalla Quinta Sinfonia di Gustav Mahler, creato per la leggendaria ballerina russa Maya Plisetskaya. Eleonora Abbagnato, che lo ha danzato insieme a Giacomo Castellana, indossava in questo un bellissimo costume disegnato da Yves Saint Laurent.

A seguire la coreografia di Giorgio Mancini sulla West Side Story Suite per due pianoforti di Leonard Bernstein, dal titolo “Rainbow, Love & Peace”: un lavoro che ha come filo conduttore l’amore in tutte le sue sfaccettature e nel quale, al noto slogan della rivoluzione psichedelica degli Anni ’60, viene aggiunto un elemento che fa riferimento sia all’odierno riconoscimento dei diritti LGBT, sia alla pressante esigenza di ricercare una pace sul nostro pianeta. West Side Story, celeberrimo musical con coreografie di Robbins, dal quale fu realizzato un film nel 1961 (recentemente rivisitato da Steven Spielberg) trasponeva la vicenda da Verona a New York; il balletto di Mancini, invece non ci parla di amanti provenienti da etnie diverse oppure da famiglie rivali: evoca invece l’amore tra persone dello stesso sesso, andando comunque ‘oltre l’arcobaleno’ per raggiungere una fratellanza più estesa. Molti “Giulietti”, e una “Giulietta”, si fanno rappresentanti dei temperamenti umani (qui sono sei, non più quattro), ognuno simboleggiato da un colore diverso della iconica “Rainbow Flag: danzano Rebecca Bianchi (Rosso-La vita), Simone Agrò (Giallo- La luce), Mattia Tortora (Verde – La natura), Gabriele Consoli (Arancione – La salute), Giacomo Castellana (Blu – La serenità), Ramon Agnelli (Viola- Lo spirito).

Il gran finale, Giulietta, è stato danzato sull’ouverture-fantasia di Ciaikovsky con le coreografie di Sasha Riva e Simone Repele. anche autori degli intermezzi coreografici Blanc et noir, con musica di Charles Ives, in programma nel corso della serata. La scenografia di quest’ultimo atto è di Michele della Cioppa, i costumi di Anna Biagiotti e il disegno luci di Alessandro Caso. Al contempo eterea e sensuale, impalpabile e volitiva, dal fascino senza tempo, Eleonora Abbagnato, rappresenta (piuttosto che un personaggio) “l’idea” di Giulietta quale simbolo dell’amore assoluto: amore tra uomo e donna, ma anche tra persone dello stesso sesso; amore tra adolescenti (come nella tragedia di Shakespeare), ma anche tra persone di età diverse. L’étoile danzerà infatti in scena con la figlia undicenne, Julia Balzaretti, che le assomiglia tantissimo e che interpreta una piccola Giulietta dei nostri giorni la quale, specchiandosi e immergendosi in sogni romantici ad occhi aperti, vede riflessa l’immagine della donna innamorata che diventerà. Le sorprese di questo balletto saranno tante: presente, futuro e anche passato (con reminiscenze di Capuleti e Montecchi) si fondono, mentre uno strano angelo custode, scandisce il tempo a giri di bicicletta. Insieme alle due ballerine danzeranno gli stessi coreografi, Riva e Repele.

Si inizia con BLANC ET NOIR un Intermezzo coreografico oppure una intro con Simone Repele e Sasha Riva musica Charles Ives, a seguire  LA ROSE MALADE, un passo a due per la coreografia di  Roland Petit con la musica Gustav Malher e danzano Eleonora Abbagnato e Giacomo Castellana; Ancora BLANC ET NOIR Intermezzo coreografico di e con Simone Repele e Sasha Riva musica Charles Ives cui segue RAINBOW, LOVE & PEACE con la coreografia Giorgio Mancini con la musica di Leonard Bernstein; Danze Sinfoniche da “West Side Story” costumi splendidi e colorati di Anna Biagiotti luci Alessandro Caso danzano Rebecca Bianchi (Rosso – La vita), Simone Agrò (Giallo – La luce), Mattia Tortora (Verde – La natura), Gabriele Consoli (Arancione – La salute), Giacomo Castellana (Blu – La serenità), Ramon Agnelli (Viola – Lo spirito)

Chiude GIULIETTA per la coreografia Sasha Riva e Simone Repele su musica Piotr I. Ciaikovsky Romeo e Giulietta, Ouverture-fantasi, costumi Anna Biagiotti scenografia Michele della Cioppa, luci Alessandro Caso danzano Eleonora Abbagnato, Simone Repele, Sasha Riva con Julia Balzaretti, figlia della Abbagnato.

Anche qui una ricerca colta per la musica classica ove tutto è simbolico anche Giulietta che diventa il mito danzato di passato presente e futuro. Molti i quadretti scenici felliniani come l’ultimo che incantano, ma cio’ che ci contamina è la leggerezza di Eleonora il suo tocco di danza  che sembra piuma evanescente e che trascende la stessa interprete sommamente e miracolosamente al di sopra di tutto cio’ che è massimamente terreno.

Una serata il 26 diremo suprema, una sorta di contenitore magico o di scatola da cui viene fuori la immaginazione stessa.

daniele orlando

Anna Maria Mazzaglia Miceli

 

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