TERRY GILLIAM A TAORMINA FILM FEST 2018 INCANTA IL PUBBLICO

 

Appena finito l’incontro con Terry Gilliam che ha tenuto una masterclass aperta al pubblico.
Il regista del discusso The Man Who Killed Don Quixote e’ stato l’ospite d’onore di questa nuova edizione del Festival di Taormina che riparte con uno stile e uno sprint tutto nuovo. La masterclass di Terry Gilliam, ad ingresso gratuito fino a esaurimento posti, e’ iniziata alle 12,00 in sala B con accanto l’immancabile Silvia Bizio ha ripercorso la storia dei capolavori che hanno fatto la storia del cinema come Brazil e L’esercito delle 12 scimmie. Lui , settantasettenne parla di sé e del suo stile cinematografico in maniera chiara e semplice; Dice: “non so se riprendo dall’alto o dal basso ma mi pongo sempre lo scopo di voler inquadrare il personaggio nell’ambiente e di dare anche una impronta del suo stato d’animo…se la storia prevede un drogato, la macchina lo riprende come se fosse drogata”. Si Terry Gilliam non si risparmia parla del suo teatro e del suo essere giullare ma bisogna anche essere attenti a quando scegli una storia ed un attore per questa, alla popolarità di Lui perché il mercato del cinema è determinato da scelte economiche. Fare il Don Chisciotte per Lui è una necessità di racconto nel suo filone di ciò che ha scelto nella vita. Unico membro americano dei Monty Python e principale autore-animatore dei cartoni surreali e bizzarri che inframmezzavano il celebre spettacolo Monty Python’s Flying Circus, Terry Gilliam è diventato in seguito un regista cinematografico. I suoi film hanno un aspetto caratteristico, spesso riconoscibile anche da brevi estratti. Elemento peculiare del suo stile è il gusto per un esasperato eclettismo figurativo, di spiccata matrice progressista,  in cui bello e brutto, antico e moderno, sublime e kitsch, elementi di cultura “alta” e avanzi pop si intrecciano senza ordine gerarchico. In questo, è esemplare Brazil (1985), considerato un capolavoro.

Ma chi è Terry Gilliam? La famiglia si trasferì in un quartiere di Los Angeles nel 1952. Dove frequentò la Birmingham High School e si laureò all’Occidental College nel 1962 in scienze politiche. Nel 2014, i Pythons si ritrovarono dopo 31 anni dal loro ultimo film, dando vita al loro ultimo spettacolo: Monty Python Live (mostly). Gilliam non si tirò indietro e curò la scenografia. Sposato dal 1973 con la truccatrice Maggie Weston da cui ha avuto tre figli: Amy  Holly ed Harry. Il suo stile resta unico nella storia del cinema Il film Brazil, agghiacciante tragicommedia ambientata in una metropoli fuori dal tempo, è una fantasmagoria barocca tracimante omaggi e riferimenti letterari, iconografici e cinematografici. In una scenografia barocca e debordante, straordinariamente ricca di particolari, si mescolano art déco, a congegni steampunk, rimandi alle architetture di Metropolis di Fritz Lang, luci espressionistiche, riferimenti alle iconografie dei totalitarismi, atmosfere plumbee da noir anni ’40, improvvise esplosioni cromatiche che richiamano il cinema di Ken Russell, l’ipertrofia scenografica di Fellinipsichedelia di gusto “seventy”, simbolismo esasperato (vedesi l’ossessiva presenza di tubi, da alcuni paragonati alle stampelle di Salvador Dalí), una esorbitante reinvenzione della realtà attraverso un uso programmaticamente irrealistico degli effetti speciali, in cui è evidente l’esperienza di Gilliam come cartoonist, svariate citazioni cinematografiche (celebre quella in chiave deformante de La corazzata Potëmkin, in cui alla carozzina di Ėjzenštejn si sostituisce un aspirapolvere). A questa sfrenata esuberanza scenografica si accompagna una mise en scène anch’essa eclettica, schizofrenica e diseguale. Si alternano sequenze girate con stile disteso e semplice, passaggi visionari in cui l’uso ripetuto del grandangolo, delle plongée e contre-plongée, delle inquadrature sghembe (stilema piuttosto raro, portato da Gilliam all’esasperazione), nonché sequenze psichedeliche in cui i barocchismi cedono il posto ad una dilatazione dei tempi in funzione di una sospensione onirica. Stesso dicasi per il montaggio, che alterna piani lunghi, come le due lunghe carrellate, l’una a precedere, l’altra a seguire, che scandiscono lo spazio chiuso degli uffici (sequenza da molti paragonata alla celebre carrellata a precedere nella trincea in Orizzonti di gloria di Kubrick), a momenti di montaggio sincopato, come nella scena dell’interrogatorio del protagonista, in cui il ricorso caleidoscopico alle tendine ottiche imprime un ritmo allucinato e febbrile. Altro tratto distintivo della sua cifra registica è la tendenza ad inglobare un gran numero di particolari nella medesima inquadratura, secondo un gusto che richiama la pittura di Bosch e Bruegel, talora al punto da far convivere più piani narrativi entro la stessa immagine, rendendo spesso necessaria una seconda visione del film. Dire che Terry è banale non può certo affermarsi, anzi racchiude gli aspetti piu’ innovativi della cinematografia mondiale.

Ebbene questo mostro sacro del cinema è tornato negli anni a Taormina come un suo appuntamento fisso, segno che questo Festival da a Terry degli spunti sempre nuovi. Una sala gremitissima e l’abbraccio del pubblico è stato caloroso ed attento. Qui noi a Taormina abbiamo pensato ad un cinema mondiale.

 

Anna Mazzaglia

 

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