MESSINA MILANO ANDATA E RITORNO: IL METATEATRO DI NERO TOSCANO

 

Entrare nell’assurdo degli anni della illusione, per rendersi conto di questo assurdo mondo di finta politica ed, in fondo, del fallimento dei sogni giovanili non è facilissimo è come ripercorrere la storia di Pasolini (dal successo alla delusione alla morte) ma c’è un attore, regista, sceneggiatore in citta’, qui proprio a Messina, che ha deciso di farlo con il sorriso sulle labbra…ha deciso di fare i conti con la nostalgia, pensando fosse giusto chiedersi, in modo ironico ed a passo di musica chi siamo, rispetto a chi fummo. Lui che si fa chiamare Nero Toscano è in realtà uno splendido professionista e mi piace citare il suo nome reale Alfredo Catarsini, perché ammiro in lui l’istrione che si svela nel suo doppio: l’uomo che è mistero ed arte, vita professione lavoro responsabilita’ ma anche canto, rappresentazione musica. E se è pur vero che “la vita è sogno”, come diceva Calderon della Barca …Lui decide, dismesso il camice, di provarsi non solo con il bel canto, direi anche colto, che dedica a serate intime di ascoltatori pensosi ma di vestire quelli del capocomico per mettere in scena una commedia “amara”, raccontando il boom economico la emigrazione…la grande illusione di ricchezza ed il ritorno, sottolineando questa estrema barzelletta del Nord e del Sud che continua a ripetersi come se la Sicilia “meschinedda” rimanesse arretrata……..Invece!!!! mentre sorgevano le fabbriche, come la mitica e immensa Alfa Romeo e iniziava la potenza delle Industrie, i comizi politici di Berlinguer che parevano aver rivoluzionato il modo di intendere la politica e così tutti erano comunisti…convinti? No! ognuno degli italiani aveva un suo perché per essere comunista, mentre imperversavano le partite di calcio che dividevano sempre in due il paese.

E così da una piccola dimora siciliana uno zio e un nipote che sopravvivono a stento, tornando stanchi dal lavoro, invogliati dalla Grande Promessa si lasciano convincere a lasciare la Sicilia per andare a Milano …essere metalmeccanico è entrare nella grandezza e’ condividere un mondo diverso, esaltante, fatto di spazi di metropolitane, di velocita’, nel tutto possibile, dove si realizza persino una partita al contrario …Messina che vince il Milan che perde…perchè i siciliani amano il surrealismo, e la diversità creativa in questo spettacolo è il fantasy che tutto può, quando la miseria e la poverta’ devono lasciare il posto alla invenzione come in “Miseria e Nobiltà” costruendo un mondo in cui dismettere abiti, ed abbracciare la pungente ironia in un presente in cui accontentarsi delle grandi braccia di una donna in un letto verticale che anche Lei si sfatica e sfianca e sopratutto non ce la fa ad arrivare a fine mese.

Bene, Nero Toscano inscena un “teatro del mito”, quello che amava Pirandello anche Lui ipnotizzato da iperboliche illusioni consentite “dalla tastiera magica divenuta arsenale delle apparizioni”, costruendo un regista quì anche attore che si spende, amalgamandosi con i suoi personaggi….inventando una regia della trasparenza che usa parole semplici, pur utilizzando metafore colte in una iperbolica mescolanza di idee ed immagini. Qualcosa di alto, di vissuto, di complesso che si trasmuta in commedia musicale ed in teatro delle marionette che raccontano invece la Storia e rendono amara cronaca di una regressione. Le geniali invenzioni sono tante: dal letto verticale uguale in Sicilia ed a Milano al divanetto del treno alle immagini di repertorio che scorrono alle spalle dei personaggi, ma non come un noto racconto d’epoca ma come proseguimento nel teatro come se gli attori fossero nella stazione, nella fabbrica, sulla nave in uno spettacolare Stretto di Messina da cui da un impossibile Rex felliniano ammirano il mondo….nel semplice appoggiarsi ad un finestrino inesistente ma che noi spettatori vediamo, nella favola bella…. del comunismo raccontata così da un attore attento seduto su un palcoscenico e spiegata a noi che non capimmo mai perché tutti quei comunisti in Italia allora e cosa spingeva un italiano ad esserlo…proprio mentre Bellinguer parlava alle folle. Fu una reazione convinta? No! era la favola bella Oh mia Ermione che oggi ci illude in una pioggia che non è solo canto nel pineto…..ma un regredire totale negli abissi.

E così dopo la illusione del Nord arriva la crisi, il sindacalismo, la protesta…e mentre il giovane nipote rimane per coronare un amore …lo zio preferisce tornare nel suo verticale antico letto di casa, ritrovando l’incanto familiare e quel nulla devastante di una Messina amata, ma ancora peggiore, trasformata anche dal passaggio di un fantasmatico tram. Ci stanno sezionando…vivisezionando sembra suggerire lo spettacolo e che sia un medico a pensarlo….Oddio…è vero.

Mi piace Nero scrittore complesso, che non solo parla di noi ma che entra nel teatro scanzonando tutte le certezze, rimanendo intimista ed affidando doppi ruoli ad una bravissima Alessandra Raven che è non solo la raccontatrice che lega episodi e risonanze ma è la donna magmatica ed affascinante, la bionda contestatrice milanese ed anche la moglie che si è rotta…. siculianamente della vita grama, è anche il banditore di scena, la costumista, la chansonier perfetta, perché Alessandra conosce i meandri del palcoscenico la funzione dell’attore i salti di impostazione ed è una interprete esigente ed elegante. Nero compie il miracolo di Gaber che riusciva cantorecitando a definire la idea di liberta’ a farci riflettere su cosa è “la destra e la sinistra”, con quella sua eleganza certificata arrivando con la risata a mezza bocca a immetterci nella illuminazione…nella nuova indipendente anarchia costituita dell’arte. con Loro Giovanni Mancuso nei panni dell’edicolante caratterista. Uno strabiliante cantante attore Riccardo Ferro che….mi piace mi piace mi piace…non solo è veramente audace e forte ed arriva a farsi guardare e seguire in modo ipnotico. Un instancabile Fabio Catalano al pianoforte che accompagna dal vivo tutto lo spettacolo con le canzoni (Cu ti lu dissi; Tutta mia la citta’; Ma mì ma mì; A me mi piace il mare; Vincenzina e la fabbrica; La libertà ; Come è bella la città ; E la vita l’è bella; Sentirsi innamorati a Milano; Se me lo dicevi prima ; e Lè l’ammuri scritta e composta dallo stesso Nero Toscano). Dunque il meglio in un nuovo modo di intendere la commedia musicale e dirò che adesso mi aspetto da Nero che tutte le canzoni siano scritte e composte da Lui che questa collaborazione, densa di idee cresca e si triplichi che nasca, perché no, una nuova ricerca artistica da un gruppo così assortito, dove è davvero difficile scinderlo così autentici e plurimi sono apparsi gli anelli di un ingranaggio, ricreando atmosfere sopite ed una serata ricca di applausi divertimento, ricordo commozione e riflessione.

Direi che lo spettacolo deve essere replicato e fatto vedere e riproposto in questa idea complementare di metateatro che prediligo. E’ un teatro che si propone come unico, interpretato criticamente, utilizzando nella sua semplicità a molteplici strati le categorie gramsciane di uno “storicismo dialettico”. C’è una triplice dimensione: quella privata e personale, quella del conflitto socio-politico, quella metafisica che rielabora la parabola del destino dell’uomo, senza eccessi di speramentalismo tipiche delle avanguardie ma con un approccio naturalistico comico sorridente che si distende nella ambivalenza di musica immagine.

Elegante il debutto di Nero Toscano che scrive : “L’amore dona ore si dolci e diffonde un tale incanto su ogni istante che sebbene gli occorra un’avvenire indefinito s’inebria del presente e riceve un giorno come un secolo di felicità o di dolore tanto questo giorno è colmo di una moltitudine di emozioni o di idee….due cose ci salvano nella vita, amare e ridere… se ne avete una va bene se ne avete due siete invincibili”. Ed è questa la intensa filosofia di
MESSINA MILANO A/R

Anna Maria Mazzaglia Miceli

 

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