IL BALLETTO DI MILANO AL TEATRO ANTICO

Di nuovo al Teatro antico di Taormina, ieri sera, supercuriosa di vedere il balletto di Milano, impegnato in “Verdi in danza e i Vespri Siciliani” in due atti per la coreografia di Agnese Omodei Salè e Federico Veratti, un vero omaggio alla perfezione musicale di Verdi. E scorre tutto il repertorio da Aida, ad Attila al Macbeth e poi I Masnadieri. Otello. La Traviata e nella seconda parte assistiamo a “Le quattro stagioni” tratte dai “Vespri siciliani”. I ballerini si muovono sulle note perfette ora in tre ora in quattro ora con la intera compagnia.

I danzatori del Balletto di Milano si confermano artisti di grande spessore e alto livello tecnico, caratteristiche messe in luce per tutta la serata e la Compagnia si consolida, giorno dopo giorno, come realtà nazionale d’eccellenza, annunciando il suo ritorno in Sicilia, al Teatro Metropolitan di Catania e al Mandanici di Barcellona.
Ma attenzione n
on se ne parla mai come si dovrebbe, ma la musica di Giuseppe Verdi ha fornito un contributo essenziale al balletto e sono cinque le opere del compositore emiliano che meritano di essere approfondite per comprendere quanto le sue note abbiano influito sulla evoluzione delle coreografie vale a dire Macbeth, I Vespri Siciliani, Aida e Otello. È proprio in questi melodrammi, infatti, che si possono apprezzare dei ballabili di pregevole fattura, che credo siano stati rispettati in questa trasposizione fuori opera del balletto.

Questa “passione” di Verdi per il balletto si può far risalire alla prima esperienza con l’Opéra, o meglio con Parigi nel periodo in cui stava preparando i Masnadieri e quando giunge la proposta francese , il Maestro sa che l’Opéra è un posto dove misurarsi col balletto e sempre dalla Francia arriva anche l’ispirazione per La Traviata. Nei Vespri Siciliani poi c’è una presenza importante del balletto, ovvero proprio nelle quattro stagioni,

Nel caso dell’Otello i ballabili sono tra i più belli in assoluto con danze sparse qua e là, schiavi egizi, ancelle e mori che allietano gli spettatori: forse la pecca potrebbe essere che queste melodie non formano un balletto autonomo, ma la valenza rimane sempre la stessa.

E poi arriva Macbeth: nella versione originale dell’opera, quella rappresentata a Firenze nel 1847 non c’era alcun tipo di ballabile, ma lo spartito rimaneggiato venne messo a disposizione ancora una volta dell’Opéra ben diciotto anni dopo e in questo caso è presente, come voleva la tradizione, una danza splendida. Si tratta di una decina di minuti da sogno, in cui Verdi riesce a fondere molti sentimenti e atmosfere, con gli ottoni che esemplificano in modo perfetto la perentorietà e la drammaticità del popolo scozzese oppresso, come anche il suo anelito e il suo sogno di libertà.

Verdi è riuscito a dimostrare tutto il proprio estro e una versatilità non comune: la fantasia che ha contraddistinto le creazioni dei suoi capolavori si è messa in luce perfettamente nella danza Tutta questa musica che qui sembra un unicum è rigorosamente classica, con quella canonizzazione delle regole della danza di corte rinascimentale. Il Balletto, come forma teatrale si fonde con la musica e con le arti figurative
Tutti
i ballerini hanno dimostrato un assoluto rigore e una disciplina: piroette deduplicate e perfette in cui l’amalgama femminile e maschile si innesta seguendo la musica. Vi è in tutti consapevolezza del movimento dato che dopo una lunghissima serata erano quasi pronti per un altro spettacolo ed a un altro trionfo.

Anna Maria Mazzaglia Miceli

Ti potrebbe interessare anche: