VITA, SOGNO, IDEALE NEL TEATRO DI NERO TOSCANO

Scegliere il Teatro Vittorio Emanuele per uno spettacolo in anteprima è stato semplicemente fantastico!

Nero Toscano in arte, ma Alfredo Catarsini, nella vita … sì non ho scritto subito sullo suo spettacolo “Esta es mi vida”, dovevo riflettere bene e sopratutto non essere inseguita dai miei soliti malesseri….

Posso dire che Nero Toscano ha scelto di compiere un impresa titanica non solo perchè ha deciso di rappresentare un mito, ma perchè ha scritto il testo di scena, recitato, e diretto in diretta, cambiando panni e posizioni. Oggi dico ha fatto un lavoro di ricerca enorme che si vede, ed ho compreso perchè è stato attratto dal Che – come mi raccontava nella fase preparatoria dello spettacolo -. Evviva! Certo che lo so! La sua anima coincide con quella dello Che, anche se Alfredo-Nero è una persona inserita nel contesto sociale…è, al tempo stesso, un romantico a cui il mondo finto sta stretto, ed ha in sé la necessità dei suoi voli essenziali nella grande spaziatura dell’arte, lo stesso bisogno che ha di scrivere canzoni molto belle e di avvicinarsi al teatro prima ed a questa opera anomala dopo. Sì signori, perchè questo non è un musical ma è il racconto, dall’inizio alla fine, di un uomo che non sta al gioco preparato da altri e, cosa non trascurabile, e’ un medico ed allora “Esta es mi vida” è un ritratto intimo e personale di Ernesto Che Guevara che era nato a Rosario, nella provincia di Santa Fè, da una famiglia benestante e borghese e con una madre attivista politica e femminista militante. E Nero – Alfredo è nato in una famiglia integerrima e benestante, ma anche intrisa di valori e di bellezza.

Una broncopolmonite precoce del piccolo Ernestino induce la famiglia a spostarsi in montagna ma Lui purtroppo sarà lo stesso preda dell’asma che non lo fermerà mai poiché la sua vita coraggiosa e spregiudicata ha uno scopo, probabilmente un destino, una missione. Per questo è un bambino esuberante e diventa un uomo che segue le sue logiche? Sì aveva letto molto e si era innamorato di Ghandi e di Marx. E cosi’ Lui finisce con l’essere un Unicum: viaggia arriva riparte in Messico, Brasile, Cuba, e poi in America del Sud per demolire i confini. Intraprende viaggi pericolosi in moto sia solo, che con il suo amico e si rende conto che la vita ovattata non corrisponde a quella dei poveri e dei malati. E così interrompe gli studi di ingegneria per laurearsi, nel tempo e con molta calma, in medicina, senza tralasciare ciò che vuole essere e fare a contatto con la gente e con i lebbrosi. Ed a un certo punto che l’idealista pacifista comprende che per cambiare il paese deve diventare un rivoluzionario e pensare che a causa dell’asma era stato riformato ed esentato dal servizio di leva!

Affrontare un tema come quello del Che è complesso e difficile, perchè la vita di questo uomo letterato e scrittore è davvero particolare, eccellente, fuori le righe. Nero Toscano racconta nel teatro e col teatro la parte dell’anima e trova un giusta calibratura tra immagini video e l’azione presente per sottolineare i passaggi tra l’immobilismo o meglio il pensiero ed il pensare nell’hic et nuc, negli interni e il suo peregrinare per il mondo, il suo andare all’avventura, mentre è chiaro che questo percorso Alfredo-Nero lo definisce con la musica sul palco del Teatro Vittorio di Messina fondendo due punti di vista. Alle spalle dell’azione scenica non poteva mancare una orchestra magistralmente diretta da Dino Visalli, con una voce narrante file rouge a commento delle atmosfere della epoca affidata a Barbara Arcadi, sempre ripetente le note del tango argentino, che si è fatta decisamente apprezzare con “Esta noche de Luna”. Ma questa staticità disturba lo spettacolo che ha uno splendido attore che è Marco Mondì nei panni del protagonista che spacca cantando, e certo ha il suo culmine quando è lo stesso Alfredo a cantare ed emozionare.

Come Pirandello Nero-Alfredo rompe la “quarta parete” e supera il diaframma del palcoscenico con una azione finale di invasione dalla platea, mescolando attori e pubblico. L’attore non deve essere un mistificatore, una maschera ma qui deve anche mostrare il suo distacco dal personaggio così, mentre Pirandello crea la figura del regista proprio in “Sei personaggi in cerca di autore” Lui, pur riprendendo il concetto di teatro nel teatro, elimina il regista che è un contenitore semovente un uomo di scena, non posso dire un attrezzista ma una presenza mista che svolge piu’ ruoli..per questo utilizzo il termine metateatro, di teatro che si serve di se stesso per discutere di vita, pur nella sua interpretazione ed esaltazione.

Come sostiene Baber Il palcoscenico è un cerchio magico in cui solo le cose più vere accadono, un territorio neutrale al di fuori della giurisdizione del Fato, dove le stelle possono essere scavalcate impunemente. Un posto più vero e più reale non esiste in tutto l’universo.

Lo so che quando si fa uno spettacolo autoprodotto e hai il metateatro in testa, nell’anima e nel cuore devi far i conti con tutte le spese a carico, accontentandosi ed adattandosi a cio’ che è concesso fare (magari senza prove), ma io non ho apprezzato la presenza in scena di una cantante che, se pur brava, non dava movimento alla scena, mentre Alfredo Catarsini e Marco Mondì sono stai eccellenti, bravi, insieme a tutti i coprimari ed i bambini ed alla fine posso dire che lo spettacolo mi ha colpito e commosso per l’amore….. perchè comprendo la fatica fatta da Nero Toscano un regista sempre in scena che si prestava a fare tutto. Mi permetto di sottolineare che erano favolose le luci di Alessandra Raven, altro nostro grande talento, ormai destinata a multipli palcoscenici.

Cosa farei al posto di Nero? Ok eliminare un po’ della parte iniziale che si perde nelle storie dei genitori e ripensare a un grande musical reale con canzoni interamente scritte ed interpretate anche a due mani con l’ottimo Marco Mondì…sarebbe un avvenimento come fu lo spettacolo Evita. So che questo è necessariamente costoso ma “Esta es mi vida” ha già un suo più che tiser, questa splendida prima prova in cui davvero Alfredo Catarsini ha dimostrato di conoscere i nuovi percorsi del teatro, le entrate ed uscite di scena dalla platea…Insomma pareti semoventi per entrare nel grande sogno dove tutto è realmente possibile.

Anna Maria Mazzaglia Miceli

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