UNA DENUNCIA SOCIALE A PASSO DI DANZA Arriva al Teatro Vittorio di Messina lo straordinario atto unico di Emma Dante: Le sorelle Macaluso

Quando si dice poesia si pensa a una lirica che viene fuori da profonde ferite mescolata a immagini e suoni che si percepiscono come rime. “Le sorelle Macaluso” l’atto unico di Emma Dante disegnato come un profilo, in semioscurita’, sul palcoscenico, a scena aperta, del Teatro Vittorio Emanuele di Messina viene fuori, in una volta, come un regurgito di coscienza da questa Sua originalissima poetica della esistenza sempre sospesa tra lutto..e vita, tra cio’ che fu e che continua a essere separazione e ciò che resiste ed è ancora, perche’ non è mai finito ed è rimasto impresso nell’aere, nel ricordo… nella essenza di una vita che passa, mentre noi eternamente equilibristi in bilico su un filo inseguiamo impossibili sogni.

Dal fondale nero, come il buio, popolato di ombre, si staccano le pirandelliane forme come personaggi, sette in cerca di….. no…non di autore ma di una autrice. E Lei Emma Dante ce le regala immerse nello spirito forte di una Sicilia amara ma consapevole e direi intimamente femminile. Una sagoma danza e rievoca…lo spirito non muore e non puo’ morire …e chiama in silenzio le altre e gli altri. Sette sorelle, sette libellule dei prati, sette anime indisciplinate ma anche ironiche e gioiose …celebrano il funerale di una di loro che non sa di essere morta, perche’ non è mai stata viva anche se ha ostinatamente tenuto il suo sogno immortale stretto tra le braccia. Ma come è possibile che solo sette grandi attrici si raccontino… ci raccontino si svelino e ci svelino gli accadimenti e ci indichino i caratteri e si confrontino con i vivi? Ecco subito mi viene in mente “Via Castellana Bandiera” un film della straordinaria Emma che si apre con la visione di una donna in lutto che si reca al cimitero a porre i fiori sulla tomba della figlia e due minuti dopo sara’ in una macchina per fare la sua silenziosa rivoluzione….un confronto-affronto di donne che raccontano famiglie e vita …come? Così ferme in due auto strette in una stretta Via di Palermo. Non è distante questa Emma Dante da quella che disegna spazi di vita e morte anche sullo schermo facendoci penetrare nel subconsscio di due donne che raccontano anche un territorio; E perché “la Sicilia è mascula? No! la Sicilia è fimmina” fatta di quelle femmine calorose e attente che nascono ribelli e non cadono, anche nella morte e nello sgomento, di quelle che si consumano nei vicoli delle case intrecciate di borghi che sprigionano vita….sì vi è un sottotesto in questa Sicilia da bere …un sottotesto di anime sacrificate spesso dalla poverta’ o dalla incivilta’ che si rifugiano nella innocenza del sogno. E la vita è sogno…è gestualita’ è poesia alternata a passi di danza.

Sette sorelle diverse e simili che amano il mare sin da bambine…come inno di liberta’…. e che cantano incessantemente la canzone preferita dal padre “U pisci spada”, una struggente cantilena di amore e morte. Si svestono dal lutto spogliandosi di quella apparenza e rimettono i vestitini colorati ed….ecco succede la magia che le riporta alla loro infanzia …erano troppe e troppe bocche da sfamare per una terra che non perdona. Ritorna il mondo degli umili…il padre che offre il mare come un divertimento…una promessa, ma le ragazzine sono inconsapevoli e giocano narrano si pungolano si divertono imitano grottescamente il gioco dei grandi. Si consuma la tragedia… il delitto di una di loro vissuta come gioco e la tragedia di chi deve pagare per quel delitto…E’ stato il figlio!….la figlia…il mondo di Cipri’, i resoconti di cronaca alla nostra maniera…un padre condizionato dalla moglie, anche buffo che, comunque, lavora e si consuma anche per pochi euro. Che bello Emma! hai svolto una denuncia sociale sulle punte… che straordinario modo di dipingere nella visione delle ragazze, l’amplesso del padre e della madre “angelico” reso celeste e perpetuo…mentre un’altra sorella racconta la fine del nipote che sognava di diventare calciatore come Maradona ucciso dalla ambizione della madre …o solo dalla speranza. Su tutto questo dialetto, reso puro canto nell’incontro scontro compare una piccola Croce a ricordarci che si tratta di un funerale…ma del funerale di colei che non sa…che vive la vita lavorando e scrutando fuori dalla finestra la danza …l’arte salvifica, viva nella morte. E noi? E loro? lottiamo come i pupi…perchè pupi siamo e fummo, burattini inconsapevoli di quel teatro delle marionette che è la vita stessa. Che pienezza che immenso che indagine che lusso che stile che uragano benefico è Emma Dante; mi ha scorticata rivoltata pungolata, mi ha innalzato, e commosso…no non voglio intenzionalmente paragonarla a nessuno, anche se sicuramente Pina Bausch Le somiglia, ma Lei sta facendo un teatro alto e altro e meticolosamente SUO. E non voglio paragonarla a nessuno perche’ credo che, per questa straordinaria raccontatrice di anime (difficilssimo), si possa coniare un termine che mi piace molto la “omniarte”. Credo che la Dante porti con sé la letteratura siciliana il teatro delle marionette lo stile delle avanguardie ma che poi ogni sua conoscenza sia filtrata da una osservazione del particolare che ricongiunge il dolore alla satira ed a una creativita’ del tutto nuova miscelando nella sua personale visione dell’arte la filosofia della “new rappresentation” piu’ simile a quel movimento denominato “Fluxus” di cui fece parte Marcel Duchamp. In questo senso Lei porta al teatro internazionale un contributo personale non convenzionale. Bravissimi gli interpreti: Serena Barone, Elena Borgogni, Sandro Maria Campagna, Italia Carroccio, Davide Celona, Marcella Colaianni, Alessandra Fazzino, Daniela Macaluso, Leonarda Saffi, Stephanie Taillandier, e le straordinarie luci di Cristian Zucaro che dipingono la progressione di un surreale mondo terzo nell’aria in una semioscurita’ da cui emergono volti….allora la vita diviene eterna, e’ sublimata da una sospensione….. ove il funerale è per i vivi….mentre le anime trasmigrano nel sogno infinito ed immortale dell’arte.

Anna Mazzaglia

 

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