TAORMINA – MESSINA: PEGGIO PER ME…L’INCIPIT DI UN FESTIVAL CHE INIZIA UN NUOVO CAMMINO

 

 

Il Festival di Taormina riparte con una deliziosa serata messinese… dal Monte di Pieta’. Tutti parlano tanto…come se Messina non avesse avuto Festival di successo bellissimi, come il Messina Film Festival e, scusatemi se è poco, ben 4 anni di Mostra del Cinema dello Stretto che non vengono minimamente ricordati. Questo è “il nuovo mondo” che avanza e del quale ho paura…quello che ha memoria di alcune cose gradite alla città e che nasconde o fa finta di disconoscere altre, meno gradite. Saluti a destra e manca…nessun ricordo per i produttori indipendenti di questa città sonnolenta, che hanno regalato alla gente la propria vita. E cosi’ si dicono assolute imprecisioni anche su Vincent Schiavelli che non venne a morire a Polizzi Generosa ma ci visse con la sua compagna attrice, inscenando per la strada il Don Chisciotte e tutto il periodo siciliano dell’attore caratterista piu’ sensibile al mondo, è ricordato in uno splendido documentario “Many beautiful things – Tanti beddi cosi” di Aurelio Gambadoro che narra la fuga di Vincent che da Hollywood si proietta verso il piccolo paese. Gambadoro indaga le ragioni della scelta coinvolgendo Mimmo Cuticchio, Salvo Cuccia e sopratutto l’adorata compagna Katia Vitale.

Ecco io non sopporto quando si dimentica….quando viene omesso qualcosa….io non sopporto comunque il formarsi di “caste” …le vecchie, come le nuove, con le stesse disastrose conseguenze… Amo Ninni Panzera che mi appare, ancora una volta, commosso, profondo, un uomo che ha tenuto duro e che va verso il cinema, sempre con forza e determinazione. Mi colpisce la sua coerenza e direi la coscienza della responsabilità e mi domando perché solo alcuni sanno cosa il cinema dona e cosa il cinema è? Anche il discorso del nostro Renato Accorinti, pur nella sua coerenza di scelte che non condivido per nulla, mi giunge da lontano …e tutto sommato questa serata briosa condotta da un ragazzo giovanissimo e spigliato mi lascia un senso di amarezza…sara’ perché ormai so troppo di chi mi circonda…sarà perché vedo un pressapochismo spaventoso, sarà perché sento che, ancora una volta, qualcuno è pronto a schiacciare qualche altro…(se pero’ mi chiedete perché sento questo, posso dire che lo capto ma non so spiegarlo…o forse potrei spiegarlo benissimo), certo che non mi sento intimamente felice, se non quando inizia il film di Riccardo Camilli con lo stesso Riccardo Camilli, Claudio Camilli, e Tania Angelosanto. “PEGGIO PER ME”, mi sembra un titolo appropriato: peggio per me se ho amato e peggio per me se sono stato un bambino innamorato della invenzione e della musica, peggio per me, se sono uno sfigato…ma questo io l’ho voluto sembra suggerire il film che pur nella sua amara comicita’, indica una speranza: Gli angeli che poi siamo noi o la nostra purezza Ti salvano.

Tutta la vicenda si svolge a Roma, 1986… Francesco e Carlo, due dodicenni compagni di classe, invece di fare i compiti, sono alle prese con dei mangianastri creando divertenti “audioremix” di televendite televisive e film per adulti… ridono a crepapelle, finché la madre di Carlo, furibonda, li interrompe e li separa bruscamente. 30 anni dopo, Francesco è un quarantaduenne che ha provato a costruirsi una vita normale, serena, ma che in pochi mesi gli è crollata addosso: sua moglie lo ha lasciato e lui è stato costretto a tornare dalla madre, la figlia di 12 anni lo vede come un perdente e immaturo, in più viene licenziato dal suo incarico di insegnante di sostegno e il suo amico Carlo, depresso da anni, che vive barricato in casa con la madre, ha dei vecchi rancori nei suoi confronti. Tutta la sua vita sembra essere andata in pezzi e Francesco sente di non fare più la differenza per nessuno al mondo. Mentre si trova in auto, ascoltando una delle sue vecchie musicassette dove gioca al Dj con Carlo, in un momento di sconforto totale, posteggia vicino a un ponte in campagna. Sta per compiere il più estremo e disperato dei gesti… ma mentre sta scavalcando il ponte, arriva da lontano la voce di un bambino che lo ferma appena in tempo. Terrorizzato, Francesco, va verso la sua auto. Ma in macchina non c’è nessuno, una voce viene da quella cassetta da bambino…una voce da bambino che gli ricorda che bisogna avere forza. E tutto cambia …si inverte ogni punto di vista, poi forse non cambia il mondo e il film ha un finale a sorpresa.

Riccardo Camilli è un uomo che ride ed annuncia prima della visione del film: Non avevo voglia di aspettare… i film vanno fatti, se no nella vita ti passano tutti avanti. E Lui che fa? raccoglie pochissimi soldi con il crowdfunding e lo realizza in un anno e certo il film è un po’ troppo lungo, ha qualche difetto di stile, ma quanti pessimi costosissimi film abbiamo visto nella vita? Questo viceversa è un film che merita di andare nei Festival che merita di essere visto, che merita sale cinematografiche.

Io mi immergo e lo seguo ed a me questo mondo sognante metafisico amaro che Lui narra, con alcune trovate veramente originali piace molto. E poi vogliamo sottolineare che gli attori sono bravi? Che lui compie davvero un miracolo anche del doppio o del triplo? Produttore, regista, attore anche molto molto convincente? Ed allora mi fermo e penso, sentendo i commenti di un pubblico che è sempre il solito….ma perché non ci fermiamo a pensare un attimo che il cinema è una grande fatica e che Camilli ha tanto da dire e raccontare…io seguo il suo straniamento nel progredire delle scene …mi piace come rende le immagini ad esempio nel confronto con “lo zio sensitivo” nel quale alla Tarantino si ritrae, nel surreale modo che solo un bambino ha di inventarsi. Il suo cinema è continua sorpresa nello spaccato di un disastroso presente sociale che Camilli ritrae e che arriva come “un pugno allo stomaco”. In fondo il movie narra di una Italia in cui ci perdiamo…. osservando la fine di noi stessi incapsulati in una economia da terzo mondo in cui si annega….ed anneghiamo davvero tutti…ed è inutile che la becera politica faccia finta che questo mondo non esista. Ma poi ecco c’è una grande capacita’ dell’uomo di riappropriarsi della purezza ed è il momento che fai un film, anche schiacciando un po’ l’occhio al mondo esoterico o se vogliamo alle multidimensioni. Non so quanti abbiano colto questo aspetto che è surreale nella rappresentazione ma filosofico nella esposizione, anche fondo come gli occhi del protagonista che gioca molto sui primi piani per narrare l’anima.

Deve pur esserci nelle viscere di una umanita’ consunta, di una civilta’ aggredita nel profondo del nostro inconscio un riferimento umano su cui far leva. In fondo si tratta di una grande metafora della rivolta nel silenzio delle solitudini. “innumeri meraviglie/terribili meraviglie camminano nel mondo, ma nessuna pari all’uomo” enuncia Sofocle. E’ una drammaturgia dell’alienazione e del recupero, ma intimista, umile, mai compiaciuto con un modo di girare on the road, abolendo costosissimi elementi, ma recuperando l’essenziale della trasmissione del pensiero. Il racconto dell’anima è sempre bellezza.

Ed adesso si va per le strade di Taormina e vorrei anche io dimenticare per immergermi solo in questo esaltante e solo mondo del tutto possibile.

Anna Mazzaglia

 

https://www.youtube.com/watch?v=Aoa4ptigG0o&t=56s

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