SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE: UNA MODERNA CATASTROFE!

Al Teatro Vittorio Emanuele di Messina Shakespeare e…Massimiliano Bruno

Un vero e proprio trionfo dell’amore ma anche un affannarsi…. alla ricerca della comprensione…. muove il carrozzone strampalato della nuova trasposizione teatrale di “Sogno di una notte di Mezza Estate”. Mito, fiaba e circo popolano un bosco immaginario senza alberi, in una inedita versione del noto testo shakespeariano, con adattamento e regia di Massimiliano Bruno e con protagonisti di eccellente recitazione Stefano Fresi, Violante Placido, Paolo Ruffini e Augusto Fornari, Maurizio Lops, Rosario Petix, Dario Tacconelli, Zep Ragone, ma che appare subito un disordinato cercare la espressione teatrale senza costrutto, in cui far entrare anche una musica troppo moderna. Bisogna però considerare che accostarsi al teatro shakespeariano è già una impresa sopratutto bisogna trattar bene e con i guanti gialli Sogno di una Notte di Mezza Estate*” che è sicuramente la più famosa commedia di William Shakespeare. La tradizione per la commedia rinascimentale inglese, ha una trama complessa, attenti ci si può bruciare ad osare troppo:

Ad Atene fervono i preparativi per il matrimonio di re Teseo con Ippolita, regina delle Amazzoni, quando Egeo, un nobile della città, si reca dai due sovrani per ottenere che sua figlia Ermia sia costretta a sposare Demetrio. Ermia, però innamorata del giovane Lisandro, si ribella a quel matrimonio combinato e i due decidono di fuggire per il bosco; Elena, amica di Ermia e innamorata perdutamente di Demetrio, avverte il giovane e lo segue nel bosco. I destini di questi quattro amanti s’intrecciano così con quelli di una compagnia di attori dilettanti, che si è recata nella foresta per provare in gran segreto un’opera che sarà rappresentata al banchetto di nozze di Teseo e Ippolita, e con la disputa tra la regina delle fate Titania e il suo consorte Oberon. È proprio quest’ultimo che ordina al suo servo Puck di versare negli occhi di Demetrio il succo della viola del pensiero affinchè egli s’innamori di Elena, ma il folletto pasticcione si sbaglia e incanta Lisandro. Nel frattempo anche Titania, stregata da Oberon, cade preda della passione per uno dei teatranti, che Puck ha trasformato in asino. Solo alla fine della notte tutto tornerà come prima, il matrimonio di Lisandro ed Ermia verrà celebrato con quello di Demetrio ed Elena e quello regale tra Teseo e Ippolita e i teatranti potranno finalmente mettere in scena il loro spettacolo prima che Puck saluti il pubblico con i famosi versi dell’epilogo:”Se noi ombre vi abbiamo irritato non prendetela a male, ma pensate di aver dormito, e che questa sia una visione della fantasia…noi altro non v’offrimmo che un sogno

L’adattamento di Massimiliano Bruno mira essenzialmente ad avvicinare il testo shakespeariano al pubblico moderno che vuole ridere con i suoi grotteschi beniamini, lasciando la trama immutata ma, a mio avviso, complicandosi la vita e complicando l’ascolto. In una scena che vorrebbe apparire onirica, illuminata da luci al neon e popolata da improbabili carrozzoni invasi dal fumo bianco, resa assurda da una musica da disco dance si aggirano fate, domatrici sadomaso, elfi circensi e personaggi che potrebbero appartenere a una sorta di circo di periferia sconnesso e carnascialesco e che solo nel bosco fatato di Oberon e Titania sembrano trovare la loro realtà. Tra tutti si trova anche il Puck di Paolo Ruffini, un folletto ironico e disincantato.

La commistione tra tradizione del teatro shakespeariano, aggiunte moderne e triviali e brani musicali con i costumi che viaggiano dal liberty elegante, allo strampalato mondo moderno appare subito come uno stonato “troppo”, anche se gli applausi sono tanti ed a scena aperta per la bravura degli attori.

Direi che questa versione di un teatro che disturba Shakespeare non la reggo, la trovo perfino noiosa e niente affatto originale. Tuttavia salvo anche io la bravura degli attori ma è troppo poco per dire che si sia realizzata una scommessa: il teatro moderno questa volta è solo una esaltazione di gag troppo televisive che mal si conciliano con un sogno fin troppo elegante.

Anna Mazzaglia

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