PETER STEIN DOMINA LA SCENA AL FESTIVAL INTERNAZIONALE DI TAORMINA

 

Ed arriva il film in concorso “Honeymood”, scritto e diretto dalla israeliana Talya Lavie, con Avigail Harari,Ran Danker e Dan Amroussi. Un film divertente e nel contempo una romantica commedia. Dopo un litigio proprio durante la luna di miele la notte del loro matrimonio, una coppia di giovani sposi che è appena arrivata in una sontuosa suite a Gerusalemme invece che rilassarsi e godere di una notte di amore litiga e i due si imbarcano in una surreale odissea urbana per le strade di Gerusalemme che li porta al confronto con amori passati, i dubbi del presente e la vita che hanno svolto sino a un attimo prima Un divertente Road Movie che lascia senza parole, a parte che ricalca il cinema americano, va sicuramente compreso come romanzo di formazione. Personalmente mi sono identificata molto rivivendo il mio matrimonio in bianco a Taormina non a Gerusalemme con mio marito che beveva Champagne ed io che senza vestiti di ricambio piangevo per la piccola mamma rimasta sola. E quindi trovo il film come un racconto psicologico forte e vero. Chi ha mai detto che in fondo il matrimonio non sia una frattura dal mondo di prima?

In questa grande kermesse siciliana vi è il grande regista teatrale Peter Stein che ripercorre con una troupe le orme del viaggio in Sicilia di Wolfgang von Goethe, iniziato a Palermo il 2 aprile 1787 e raccontato in Viaggio in Italia. Dopo la grandiosa rappresentazione del Faust, punto culminante della riflessione di Stein su Goethe, questo nuovo viaggio serve al regista per mettere a confronto la Sicilia di fine XVIII secolo con quella di oggi, mostrando differenze inaspettate e sorprendenti somiglianze. La Sicilia non puo’ essere diversa da se stessa perché è maestosa nei monumenti e statica nell’aria che si respira, forse prima era un po’ piu’ pura? No! Sempre cumuli di spazzatura  e nessuna comunicazione con la città fantasma Messina che resta ancor oggi un fantasma. Presentato da Ivan Scinardo e Rino Sciarretta, produttore in collaborazione con Nicola Tarantino, direttore della Sicilia Film Commission, Stein sottolinea la modernità della Sicilia e le sue immense contraddizioni. Intitolato “Sulle tracce di Goethe in Sicilia” non propone nulla di nuovo cd alla fine, appare  un’opera da insegnante, degno di Rai Storia o Rai Arte (in effetti la Rai lo ha coprodotto)

Cio’ che resta un mistero audace  è come nel 1786 Johann Wolfgang von Goethe viaggia in Italia. Il 2 aprile 1787 approda a Palermo per visitare la Sicilia dove si ferma per quaranta giorni. In cerca dell’antichità classica in Sicilia, che considera una terra “iperclassica”. Cosi’ si reinventa il genere della letteratura di viaggio, e va alla scoperta di se stesso.

Il regista Stein intraprende un viaggio con una troupe cinematografica per seguire il percorso di Goethe in Sicilia. E si chiede: cosa rimane della Sicilia che ha visitato Goethe? Com’è cambiata? O cos’è rimasto uguale di un’isola in cui Goethe si è ritrovato come artista? Come sopravvive la cultura attraverso i secoli, e come cambia, nel corso del tempo, la natura?

 

Ci voleva coraggio alla fine del Settecento a intraprendere un viaggio dalla fredda Germania per arrivare in Sicilia su cui, ora come allora, giravano pericolose leggende. Il 20 marzo 1787, il 37enne Johann Wolfgang Goethe, parte da Napoli con una nave verso Palermo per intraprendere un tour, carico di aspettative, di circa 40 giorni spinto dalla ricerca della classicità sognata e agognata.

Il ‘goethiano di ferro’ , come molti lo definiscono, Peter Stein ripercorre lo stesso, identico viaggio dello scrittore, per ricostruirne la visione e cioè le ragioni poetiche, ideali che portarono lo scrittore nella grande isola, considerata la ‘Grecia antica’ ancora reale.

Un film da vedere sia perchè

Peter Stein è un ottimo regista teatrale applaudito in tutto il mondo (ricordiamo, uno su tutti, lo splendido allestimento dei Demoni di Dostoevskij nel 2009), sia perché è un profondo conoscitore dello scrittore tedesco. La summa di questo interesse fu senza dubbio un leggendario Faust nato ad Hannover nel 2000 con Bruno Ganz magistrale protagonista: 21 ore di spettacolo, una delle imprese più sontuose e folli del teatro mondiale, che Stein realizzò dopo dieci anni di studio.

Questa ‘complicità’ ideale con Goethe si sente anche nel film, fin dalle prime immagini quando vediamo Stein che arriva in nave davanti al Monte Pellegrino leggendo le iniziali impressioni di Goethe sull’isola, pagine importanti di quel suo diario dettagliato che è il celeberrimo Italienische Reise, il Viaggio in Italia, il Grand Tour nel nostro paese che lo scrittore aveva iniziato dal settembre del 1786 e di cui la Sicilia era una delle tappe conclusive. E con quel libro sottobraccio, Stein compie lo stesso viaggio: ammira gli stessi luoghi, spesso mettendo a confronto il paesaggio di oggi con quello di allora, grazie alle illustrazioni dal pittore Christoph Heinrich Kniep che accompagnò lo scrittore. In ciascuna tappa incontra un esperto, l’archeologo, il botanico, il germanista… per capire ciò che Goethe davvero vedeva, ma anche per ritrovare quella Sicilia che per lo scrittore era ‘ancorata al mito’.

Ecco dunque da Palermo il Santuario di Rosalia, in parte racchiuso nella roccia nuda, che aveva ammaliato lo scrittore tedesco per la semplicità primitiva dove ritrovare la spiritualità. Il parco botanico dove il Goethe scienziato crede di vedere la pianta originale, la Urpflanze. E poi l’orrore verso le sculture di villa Palagonia, così lontane dall’ideale classico, la delusione davanti alle rovine di Segesta e la ‘riconciliazione’ davanti alla maestosità del Tempio della Concordia di Agrigento….

Il viaggio goethiano del film diventa un affascinante racconto umano. Mostra con evidenza perchè per Goethe la Sicilia risolse la divergenza tra la sua immaginazione e la realtà dell’ideale classico, rappresentò, cioè, una riconciliazione col proprio pensiero. Ma è interessante anche perché vi si ritrova il sapore di una riflessione sull’essere artista, nell’intreccio con la vicenda personale di personale di Stein, tedesco radicato in Italia, che a sua volta ha cercato col teatro la semplicità e l’essenzialità dell’arte. “In Sicilia trovi tutto” ripeteva Goethe, ma perché Lui era tedesco.

 

Al Teatro antico Michela Cescon presenta la sua opera prima “Occhi Blu” un lungometraggio di 86 minuti sul genere noir con una formidabile Valeria Golino

Un rapinatore solitario, in sella a un maxi scooter ogni volta diverso, deruba una banca e una gioielleria dietro l’altra svicolando a grande velocità tra le pieghe di Roma, tra le sue bellezze antiche e le sue archeologie urbane, riuscendo sempre a seminare i suoi inseguitori e infine a svanire nel nulla.
Il caso è nelle mani di un commissario romano, verace e cinico che, non riuscendo a venirne a capo, chiede aiuto a un suo amico parigino, detto il Francese, un ex commissario famoso per la sua perspicacia psicologica e per avere risolto decine di casi impossibili. Tutti, tranne quello che riguarda la morte della figlia, per il cui anniversario torna in città ogni anno. Sarà lui a scoprire l’identità del rapinatore, una persona insospettabile quanto di grande intelligenza, con il quale ingaggia una sfida dalle conseguenze imprevedibili, una scusa intelligente per mostrare Roma nella sua grande bellezza.

Il Festival continua in sordina ed a piccoli passi si ricrea.

 

Anna Maria Mazzaglia

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