L’ARTE E’ LIBERA E LIBERO NE E’ L’INSEGNAMENTO

DEDICO QUESTO ARTICOLO ALL’ARTISTA RAVENNATE MONTELLI PERCHE’ IL SUO MONUMENTO ALLA PACE TRIONFI SULLA STUPIDITA’ IMPERANTE. LUI CHE OGGI VORREBBE DISTRUGGERE QUELLO CHE HA CREATO, VITTIMA DELL’INCOMPRENSIONE. RAVENNA SVEGLIA!!!!

L’arte salva dalla dimenticanza e dall’oblio …l’arte indica una strada…l’arte non è perversa o non perversa…l’arte non è oscena. Grazie all’arte comprendiamo….. perchè sempre la via indicata dagli artisti è stata la piu’ bizzarra ma anche la piu’ incantevole. L’artista osa e noi non osiamo, l’artista si fa ascoltare, all’artista non interessa dimostrare che ciò che fa è arte ma quasi sempre viene riconosciuta. Nel prima…. esiste lo spirito Universale …la identità tra sofferenza e natura…. nel dopo persino una baracca …abbandonata si ricopre in Sicilia di arte con le straordinarie opere distrutte di Giovanni Cammarata che oggi il Comune di Messina sottrae a chi li ha salvate, mentre non può toccare niente della mia collezione privata. Perchè? Perchè erano state dichiarate “res nullius” e potevano anche essere distrutte. Lo aveva fatto un Magistrato…..ahahahahaha. Giovanni Cammarata è stato dichiarato, dopo la sua morte, ma anche prima dai tedeschi, uno dei piu’ grandi artisti out sider del Mondo.

Ma vi è di piu’ l’arte è una delle più grandi espressioni democratiche di qualsiasi ordinamento civile. E arte significa libertà. E la libertà che non si sopporta?

Orbene la tutela dell’arte è considerata principio fondamentale della nostra Costituzione e addirittura valore primario e supremo dell’ordinamento, da «non poter essere sovvertito o modificato nel suo contenuto essenziale neppure da leggi di revisione costituzionale od altre leggi costituzionali». Anche a livello europeo viene proclamata diritto fondamentale ed inserita nell’ art. 13 della Carta dei diritti UE. (Articolo 13 Libertà delle arti e delle scienze: “Le arti e la ricerca scientifica sono libere. La libertà accademica è rispettata”. Questo perché l’arte è forse lo strumento più forte dato alle minoranze, per esprimere il dissenso, a prescindere (da qui la sua eccezionalità) dalla forma di Governo esistente: essa è e sarà sempre una porta verso il pluralismo, a patto che sia arte, ovvero, a patto che sia libera.

«L’arte e la scienza, infatti sono la libertà stessa nella sua forma piú alta, dire che arte e scienza sono libere è come dire che la libertà è libera»: questo è il pensiero del Costituente, che non a caso le dedica all’art. 33 una tutela specifica e separata rispetto alle altre manifestazioni di pensiero (L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento”) . Suoi corollari sono gli artt. 21 e 9 Cost. rispetto ai quali si pone. Vi sono infatti manifestazioni di pensiero ed espressioni di cultura che non sono arte, ma secondo quale punto di vista? MA NON E’ MAI VERO IL CONTRARIO. L’ espressione artistica, inoltre, non soggiace al limite del «buon costume», che nel corso del tempo la Giurisprudenza ha avvicinato sempre più al concetto di «oscenità» (misurato sul comune sentimento di pudore dell’uomo medio) preferendolo a quello, più ampio, di «morale sociale». L’arte quindi può essere e «usare dell’osceno come di ogni altro mezzo espressivo, ed anzi esso, proprio nel suo carattere provocatorio, può talora risultare lo scopo essenziale di molta arte, in varie epoche posta in insanabile dissidio col proprio contesto sociale ed ideologico»: ma il carattere di artisticità renderà superflua ogni ulteriore indagine sull’oscenità. Prova ne è l’art. 529 c.p.. il «privilegio» che le garantisce un «campo d’azione» più ampio rispetto alle altre manifestazioni di pensiero non significa che all’artista è riconosciuto il potere di fare ciò che vuole, bensì che alla sua libertà dovrebbe darsi il massimo espletamento possibile, rispetto e in relazione agli altri diritti e libertà con cui essa inevitabilmente collimerà. Ci pensate mai al fenomeno INTERNET che si incunea nelle nostre case, gestito dai minori col cellulare? Ogni giorno per assistere ad espressioni realmente oscene? Ci pensate che a questi minori nessuno spiega niente? e quella libertà di cui ci parla l’art. 33, così cara al Costituente, che ben conosceva gli effetti dell’arte…quella… è stata strozzata sempre, perchè faceva paura ma proprio alla dignità dell’uomo. Non avremmo mai avuto oggi gli stupendi sonetti di Catullo e neppure l’arte poetica e coraggiosa di Pierpaolo Pasolini.

L’arte deve ispirarsi agli artt. 33 Cost. e 13 Carta dei diritti UE, tutelandola anche nel «facere» creativo che sfocia in un bene (materiale o immateriale), divenendo opera d’arte, sia nel momento successivo alla sua produzione, che attiene invece alla sua tracciabilità, alla esistenza in vita che non appartiene neanche piu’ al proprio creatore.
Risvolti giuridici relativi al primo aspetto summenzionato possono essere sintetizzati con un pensiero di Pasolini, che intervistato nel ’73 dal «Corriere della Sera», si fa interprete di un’opinione condivisa da molti e denuncia l’ordinamento italiano di porre l’artista nella tragica alternativa di realizzare un’opera d’arte o finire in galera (ne fanno prova le sue innumerevoli chiamate a giudizio). A ciascuno di noi, infatti, viene garantito dalla Costituzione un diritto, fondamentale e supremo, però una volta che ci accingiamo a metterlo in pratica, possiamo non solo vedercene negare la tutela, ma, con quella stessa condotta attraverso cui credevamo estrinsecarlo, essere incriminati per la commissione di un reato,
senza volerlo e neppure pensarlo. Mi viene in mente Bernardo Bertolucci e il suo film “Ultimo tango a Parigi”. Lo vidi da ragazza e non lo capii…non ero mai uscita di casa. Qualche anno dopo portai mia madre che mi disse: “ho visto un film straordinario”. So che Bertolucci fu perseguitato per questo film, che fu poi riedito e Lui disse: lasciate perdere cosa volete che faccia questo film? Invece il pubblico che non lo aveva visto riempì i cinema e il film incassò molti soldi. La scena del burro, nota al tempo, non è che così centrale nel film che non si è neppure capito all’epoca che era anche forse il primo film femminista perchè quando Maria Schneider spara a Marlon Brando lo guarda negli occhi, non lo capisce piu’. Ma essenzialmente è un film sulla sofferenza e sul rimpianto, davvero straordinario perchè ognuno dei personaggi si chiede perchè….quei perchè che nessuno oggi si chiede piu’.

Ed allora succede ed è successo che un artigiano artista di Ravenna, una persona che dell’arte e della pace ha fatto il suo ideale di vita, non capito dalla sua Città e sopratutto da chi governa, costruisce dei falli piccoli divertenti ironici rivestiti di carta stagnola, proprio per interrogare se stesso e la città, ma anche per ripartire da un messaggio di natura da un simbolo di fertilità...”Sono forse l’artista del c…” Lui che ha collaborato con Tonino Guerra, che i suoi lavori riproducono le Gradische di Fellini Inizia ad essere perseguitato prima della Polizia Municipale e poi della Prefettura. L’artista avrebbe offeso la “pubblica decenza”!!!! Lui che ama i ragazzi e parla con loro con naturalezza…. E così corro a Ravenna mi interesso del caso perchè lo trovo pazzesco…pensate che passeggiando a Taormina in questi giorni mi imbatto nella vetrina di Giacomo Cinque sul Corso Umberto e subito ecco cosa succede……..Oddio colorati

simpatici nelle nuove ceramiche in vetrina si prospettano come divertenti e variegati i peni propiziatori…ma L’Antica Sartoria continua ad avere successo. Non mi risulta che nessun straniero ed italiano abbia gridato allo scandalo, anzi credo che le splendide ceramiche coloratissime fanno sorridere i passanti e me sopratutto che sbraitavo come una pazza davanti al giudice di Pace di Ravenna. Non mi pare che neanche in questo caso vi sia una firma prestigiosa (che poi cosa vorrà mica dire?), ma è quel divertimento che noi così “Regno delle Due Sicilie” apprezziamo e tanto… E vi confesso nessuno dico nessuno ha detto che le statue debbono essere sequestrate perchè oscene…sarebbe stato ridicolo!

Ma a Ravenna un uomo stupendo riconosce in ciò che è natura il diritto alla espressione di una non violenza interpretativa. La sua comunicazione è corretta felice…non ama né il losco né la oscenità, poiché pensa che solo chi ha un pensiero criminale o diseducativo, non vede in natura bellezza .

E quanto dista Ravenna da Milano? Peter Regli espone a Milano proprio un MONUMENTALE PENE. Qualcuno scrive: “L’arte è emozione, e deve stupire, deve toccare le corde profonde al di là della direzione della tensione emotiva. Come nella vita va bene il tragico e il comico, il bene e il male, il gioco sui conformismi e lo scardinamento di essi, l’ascesi spirituale e la magia dell’erotismo. Peter Regli, scultore svizzero vuole fare proprio questo, stupire e proseguire la sua linea di rottura rispetto gli ordini estetici precostituiti.

Eccolo disarmante non so quante tonnellate pesa…..

Ma perchè questa disparità di trattamento? Perchè Regli sì e l’artista di Ravenna no? A ben vedere questi due artisti hanno molto in comune, solo che uno deve sostenere una battaglia legale e l’altro è acclamato ed esposto (disparità di trattamento e lesione dell’art. 3 della Costituzione che un Giudice non può pensare di commettere). I due artisti, di diversa provenienza, per fortuna non hanno perso di vista il loro spirito da bambini, esattamente come fanno i bambini quando vogliono tracciare il segno profondo della loro idea di protesta o di scandalo, usando un simbolo vecchio come il mondo, perché a quanto pare il mondo si “ricrea”, e qui l’ambiguità del termine è chiaramente voluta, a partire da esso: il simbolo di un fallo. Forse un artista avrebbe dovuto usare il termine più diretto e dire che ci troviamo ancora una volta di fronte ad un arte del c…! Dopo la mano con il dito medio esteso, altro simbolo molto noto, di Maurizio Cattelan, a Milano spunta questa nuova opera d’arte simbolo di una forte frattura verso l’estetica classica almeno nell’idea dell’artista. Il lavoro “Ages of smoke (RH NO 313, 2014)” di Regli questo è il nome dell’esposizione proposta dall’artista all’Istituto Svizzero di Milano, dove rh non è il fattore rhesus, ma sta per Reality Hacking, cioè una sorta di attacco hacker a quella che è la realtà precostituita. Questi sono gli intenti della ricerca di Regli (simili a quelli dell’artista Ravennate), però come spesso accade per amplificare certe notizie si finisce per mettere in risalto la cosa che più colpisce, ma nel caso specifico, l’artista punta a scardinare certi valori attraverso l’utilizzo di simboli uno dei simboli più sfruttati in quella che noi chiamiamo storia dell’arte.

Già nei disegni delle grotte di Lescaux, era visibile un cacciatore con una discreta erezione, causata forse dalla vista di un elefante o da chissà quale preda. Un fallo di discrete dimensioni fu ricreato, durante l’età del bronzo, sul lago Varna in Bulgaria, su uno scheletro ritrovato in ottime condizioni, fallo compreso, e comunque al di là della facile ironia, tutte le culture ne hanno sfruttato la potenza come immagine bene-agurante, oltre che come simbolo della vita e della fertilità, assieme all’altro oggetto del ”mistero” che tutti conoscono. E’ facile trovare tra le rovine Maya altri tipi di funghi che sono in realtà grossi falli. Senza parlare della nostra cultura di origine greco-latina, che è stata una delle più ricche di questo tipo di produzione. Da Bali a Pechino, dall’Angola alle Filippine. Pare che più che un inedito sia un simbolo universale, e universalmente usato. Pare che anche il grande Andy Warhol abbia disegnato la graziosa appendice con un pennarello all’interno di un piatto in un ristorante romano. E che dire della banana dallo stesso disegnata che non faceva certo pubblicità al frutto. In ogni caso il fallo nel piatto è andato all’asta per raccogliere fondi a favore della banca genetica, dimostrando come sempre la forza di questo simbolo che sanno realizzare anche i bambini. Dell’opera di Regli può essere sicuramente interessante la dimensione, che va a sfiorare un’altra paura ancestrale, perché la scultura di forma fallica alta 4,25 metri e dal peso di circa una tonnellata, Lui vuole solo ironizzare, generando una discussione sull’arte e sul valore sociale dell’arte partendo da dove tutto inizia…l’elemento della creazione primordiale umana. Ma perchè Regli è un artista…e Montellik di Ravenna no? A Ravenna l’artista è conosciutissimo e molto amato dato che non è un piccolo artigiano con negozio. No! Nel suo Atelier hanno transitato personaggi illustri e Lui utilizza il video per intervistarli ma anche per spiegare le tecniche delle sue creazioni. Tonino Guerra gli commissionò bozzetti per le opere di Fellini. Entrando nel suo laboratorio artistico troviamo stupende Anite Ekberg ma anche donne procaci sedute su divani coloratissimi. In Lui lo studio del Monumento alla Pace lo conduce ad interessarsi di Prem Rawat cui dedica il “Bambino Consapevole” e lo stesso busto di “Prem Rawat Padre”, che non è meno bello del Busto di Pier Paolo Pasolini, che lungo il contorno del collo ha proprio scolpiti i suoi luoghi di percorrenza. Due artisti contemporanei che promuovono il diritto naturale ed umano, ripartendo dall’origine della nostra vita, né osceni e né indecenti, se non a costo di offendersi ed indignarsi per una società che non si accorge che anche il diritto deve tornare ai suoi fondamenti primordiali per ritrovare l’etica, intesa come bene giuridico protetto: l’arte, la divina creatura imprendibile ed ingestibile che ci suggerisce vie nuove.

Anche sul piano internazionale la concreta possibilità delle diverse idee di esprimersi (e circolare) diviene un indice fondamentale per misurare il grado di democraticità di un sistema politico (l’art. 10 Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo del 4 novembre 1950. La stessa Corte Europea dei diritti dell’uomo ha definito la libertà d’espressione quale fondamento della società democratica (cfr. Kokkinakis v. Greece of 25 May 1993, Series A no. 260-A, p. 17, para. 31). Nella decisione Otto-Preminger-Institut v. Austria, (13470/87) del 20 settembre 1994, avente ad oggetto una opera artistica giudicata “blasfema” (Herabwürdigung religiöser Lehren) dal Landesgericht di Innsbruck dopo una denuncia delle autorità cattoliche, la Corte europea ha stabilito al par. 49 quanto segue: “As the Court has consistently held, freedom of expression constitutes one of the essential foundations of a democratic society, one of the basic conditions for its progress and for the development of everyone. Subject to paragraph 2 of Article 10 (art. 10-2), it is applicable not only to “information” or “ideas” that are favourably received or regarded as inoffensive or as a matter of indifference, but also to those that shock, offend or disturb the State or any sector of the population. Such are the demands of that pluralism, tolerance and broadmindedness without which there is no “democratic society” (see, particularly, the Handyside v. the United Kingdom judgment of 7 December 1976, Series A no. 24, p. 23, para. 49). La libertà di espressione del pensiero implica dunque che vi sia spazio per esprimere e divulgare idee nuove e anticonformiste, e che non siano represse le opinioni che pure urtano o inquietano (cfr., ancora, Corte europea dei diritti dell’uomo, 8 luglio 1986, Lingens c. Austria, A-103; 23 settembre 1994 Jersild c. Danimarca, A-298), Ciò non può non valere anche per le opere artistiche, protette sia dall’articolo 21 che dall’articolo 33 della Costituzione, considerate dalla stessa Corte costituzionale “tra le più elevate forme di pensiero” (sentenza 59/1960 cit.): l’articolo 33 della Costituzione eleva, a detta di autorevoli commentatori, l’arte a “materia privilegiata”, sottratta anche al limite del buon costume (Commentario alla Costituzione, sub art. 33, vol. I, Utet 2006, 679 ss.). Dal Manifesto del’Observatoire de la liberté d’expression dans la création (marzo 2003 (..) L’opera d’arte è da considerarsi sempre nell’ordine della rappresentazione. Essa impone dunque per sua natura una distanza che permette di accoglierla senza confonderla con la realtá (…) l’artista è libero di disturbare, di provocare, di scandalizzare. Ed è per questo che la sua opera giova di uno statuto eccezionale e non sarà, sul piano giuridico, trattato alla stessa stregua del discorso che discute, che sia scientifico, politico o giornalistico. Questo non significa che l’artista non é responsabile. Egli deve rendere conto al pubblico, ma sempre nel contesto della critica delle proprie opere e certamente non di fronte alla polizia o ai tribunali. È essenziale, per una democrazia, di proteggere la libertá dell’artista contro l’arbitrio di tutti i poteri, pubblici o privati.” A proposito del riflesso dell’importanza della libertà artistica nel diritto positivo si fa spesso riferimento alla speciale causa di non punibilità di cui all’articolo 529/2 c.p., secondo la quale “non si considera oscena l’opera d’arte o l’opera di scienza (…)”. Ciò ha comportato quale conseguenza la necessità per l’interprete di definire giuridicamente il concetto di arte, identificandola – per escluderne il carattere osceno – ad esempio in “opera, in cui sussiste un perfetto equilibrio tra mezzo espressivo e emozione interiore, atto a realizzare un valore di universale intuizione e a suscitare rasserenanti reazioni estetiche” (Cassazione penale, 1 aprile 12976, Grimaldi, CED 133071, et alia). Non c’è chi non veda come tale sindacato sull’opera, al fine di attribuirle dignità artistica o meno, sia assimilabile all’operazione nazionalsocialista che nel 1937 a Monaco allestì la mostra “Entartete Kunst” (arte snaturata) con 16.000 opere confiscate perché ritenute appunto non degne. Tra gli autori delle opere sequestrate esposte nella mostra: Klee, Kandinsky, Otto Dix, Vincent van Gogh, Paul Gauguin, Pablo Picasso, Emil Nolde, Bertholt Brecht (!). Succedeva nel lontano 1937 e….. risuccede nel 2019 ove un Giudice di Pace giudica l’opera d’arte e, se Montelli sia o no Canova lo diranno i posteri e tutto quello che questo artista produce in scultura ed in pittura. Si direbbe solo PAZZESCO!!!.

Ma ora Montelli sta distruggendo tutto e nessuno lo ferma….Lui mi spiega che in questo mondo nessuno ha più attenzione all’uomo e forse per far rinascere una coscienza sociale ed umana serve questo. E’ deciso Lui sempre così consapevole, forse piu’ di me…Ma io non permetterei questo scempio!

Ma la libertà dell’arte sancita dall’art. 33 della Costituzione non mi viene in aiuto: l’opera d’arte si prefigge di suscitare una reazione, esprimendo critica contro: “codificazioni incancrenite, normative passivamente accettate, ovvero contro un generale “ottundimento dei sensi”. Non può esser sottaciuto e minimizzato che l’opera artistica di cui si tratta si occupa dichiaratamente di ciò che altri definiscono “tabù”.

E che dire del testo di Antthony Julius “Trasgressioni. I colpi proibiti dell’Arte” ed. Mondadori, 2003) ed all’analisi che l’autore compie sulla base degli esempi ivi riportati, da “Piss Christ” di Andres Serrano del 1987, raffigurante un Cristo in croce in una pioggia d’urina, passando per “What is the Proper Way ti Display a U.S. Flag?” di Dread Scott del 1988, raffigurante un fotomontaggio di alcune foto della bandiera americana bruciata e stesa sopra molte bare, che viene collocato in modo da costringere l’osservatore a calpestare la bandiera distesa davanti al fotomontaggio. Sicuramente è vero quanto affermato da Theodor Adorno “ogni opera d’arte è un crimine mancato”

Oggi alcuni obelischi, uno dei quali nella Piazza di San Pietro sono ritenuti simboli fallici, ma non nel senso deteriore del termine ma per la forma e per la verticalizzazione. Una disquisizione intellettuale sul fallo? Perchè no, se dobbiamo occuparci dell’uomo naturale come motore di riferimento dello stesso ordinamento? a Castelmola in Sicilia esiste un BAR FAMOSISSIMO IL BAR TURRISI

che vende e circuita nel mondo il vino di Mandorla insieme ai falli ed esiste dal 1739 vicino alla celeberrima e romantica città di Taormina, conosciuta per le sue spiagge turchesi, negozi caratteristici e viste mozzafiato dell’Etna, è qui che si trova questo insospettabile locale. In cima al paese di Castelmola, su per le scale, passata la magnifica vista del mare, gli ospiti sono colpiti da statue, porta candele, centrini che sono a forma di…genitali maschili. È così, le sculture, lampade a specchio, braccioli, ed altro sono raffigurazioni di scene o simboli privati insinuati in ogni angolo e che diventano sempre più chiari mano a mano che ci si avvicina. La gente del luogo ti dirà che è il bar “più strano” o “il più interessante“; qualcosa che deve essere assolutamente visto! Il cavaliere Turrisi fondò l’attività alla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Grazie alla sua conoscenza nella produzione del vino, egli inventò una specialità tutta sua:
il vino alle mandorle. Il bar, famoso soprattutto per il suo vino, è passato da generazione a generazione ed è infine arrivato nelle mani di Peppino che ha deciso di gestirlo con la moglie, a partire dal 1975. Non avendo alcuna caratteristica specifica che potesse definire l’attività, la coppia pensò di scegliere qualcosa che rappresentasse a pieno; Il pene è così diventato il simbolo ufficiale del Bar Turrisi. All’inizio molte persone nella cittadina non hanno approvato le decorazioni, ma con il passare del tempo sempre più turisti arrivavano a Taormina in cerca del “il bar più strano al mondo“. Motivo per qui, Turrisi è presto diventato un simbolo per Castelmola. La storia dei falli, o”minchia” origina dalla circostanza che nel dialetto e nella tradizione siciliana il membro maschile non è considerato nel senso volgare del termine, ma come rappresentazione della cultura dei luoghi. Taormina, e tutta la zona circostante, possiede infatti una ricca storia di bizzarri personaggi, esteti e sognatori quali: D.H. Lawrens, Gothe, Oscar Wilde , Thomas Mann etc…Dunque una terra in cui grandi intellettuali e non, che frequentavano le grandi capitali europee di Parigi, Londra e Berlino, arrivavano in cerca di svago e pace. Il bar serve giornalmente cibo e bevande, ed è particolarmente suggestivo in estate grazie alla magnifica vista sul mare. Questi sono anche i luoghi che ospitarono le prime comunità gay e V.W.Gloeden, il barone tedesco diventato famoso per le sue rappresentazioni di nudi maschili. Ma vi sono le immagini che parlano chiaro basta cercare Bar Turrisi e si vede che vi sono falli in ogni dove, sopratutto esposti anche nelle vetrinette e statuine di tutti i tipi ma vi sono le sedie con i falli ed anche grossi falli al centro del tavolone ove sorseggi il vino. per non tacere di Wilem Von Gloeden ricordato ancora per le sue foto sulle nudità dei ragazzi di Taormina, proprietario della Casa sull’Isola Bella che lanciò nel mondo Taormina. Uomini di Cultura e famosi Intellettuali corrono a vedere questo fenomeno siciliano che è diventato anche il marchio di una famosa birra MINCHIA, esportata in tutto il mondo.

O Ravenna è una città che dobbiamo definire zona franca o si deve applicare la stessa misura in ambedue i luoghi se non si vuol fare di Ravenna una città bigotta e retrograda… E non può essere leso l’art. 3 della Costituzione Italiana, applicando due pesi e due misure o anche quattro misure (dato che anche Milano pare accogliere Regli senza polizia) o si deve pensare che vi sia un progetto contro Montelli. Si può dire che dagli anni sessanta in poi si registra un graduale affermarsi di questa concezione. E purtroppo la legge opererà, sempre un gradino al di sotto dell’attuale livello di costume: vale a dire, non opererebbe mai in senso evolutivo del costume. Questa operazione spetta all’interprete che è il Giudice. Cass. 20 gennaio 1955, Nevolo. In Giust. p en., 1956. II, col. 255; Id. 20 aprile 1959. Petruccl. In Arch. p en., 1961, II, p . 292. (Il) Cass. l dicembre 1949, Bonadonn a, In Riv. pen., 1950, II, p. 383. ( 12) Trlb. Trieste 20 marzo 1955, D01·bes. In Arch. pen .. 1955, II. p. 278 . ( 13) Cass. 21 gennaio 1956, Stlncone, In Giust. pen., 1957, II, col. 110. ( 14) Caes. 7 luglio 1949, Montanari, In Giust. p en., 1950, II, col. 232. (15) Trlb. Milano, 12 maggio 1949. Bracci. In Riv. pen., 1949. II. p. 722. Superato in tal modo il limite di rottura, la giurisprudenza si è resa conto delle gravi conseguenze dell’interpretazione fino ad allora dominante; e, constatato che quella interpretazione veniva sostanzialmente a tradire la lettera e lo spirito della Costituzione e delle norme penali, si orientava gradualmente verso una interpretazione più efficiente e realistlca: quella ispirantesi al criterio dell’uomo medio, dell’uomo normale…Mah…io non ho pensieri precisi….. ma uno sì. Se Montelli distrugge le sue opere ….vi è un responsabile o più responsabili. Io credo la indifferenza globale di un mondo che non dice BASTA! Così si uccide il suo illuminato messaggio di Luce…e Cristo ancora muore…..

Anna Maria Mazzaglia

Oggi STERMINO la prima scultura fatta nel 1975

Gepostet von Francesco Montelli am Mittwoch, 17. Juli 2019

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