IL FESTIVAL DI TAORMINA 2018 PARTE ALLA GRANDE AL PALACONGRESSI DI TAORMINA

 DA TATTERDEMALION…. A….. L’EROE CON IL DOCUMENTARIO DI ALFREDO LO PIERO

 

La sessantaquattresima edizione del Festival di Taormina, dopo l’anteprima di ieri a Messina al Teatro Vittorio Emanuele con una mostra di Nino Frassica, e con uno smagliante Ricky Togniazzi questa sera in sala con la moglie Simona Izzo, ha annunciato in conferenza stampa la sua logica dedica alle donne: con Maria Grazia Cucinotta, le produttrici Adriana Chiesa De Palma, Donatella Palermo, Eleonora Granata e Martha De Laurentiis, Inoltre sarà presente anche una Giuria formata da donne a seguire l’intero Festival. Ben 50 i film in cartellone, con 14 anteprime mondiali, 12 europee e 10 italiane. E a Carlo Vanzina, va la memoria del cinema con «Il cielo in una stanza». Del programma del festival, diretto da Silvia Bizio e Gianvito Casadonte, fanno parte, oltre alle proiezioni, incontri e masterclass con Richard Dreyfuss, Matthew Modine, Rupert Everett, Marion Cotillar. Ma un incipit di grande profilo e valenza è stato oggi alle 16,00 nella Sala Grande del Palacongressi di Taormina il film in concorso Tatterdemalion di Ramaa Mosley, Usa, 2017, 110: Ritornando agli Ozarks dopo il suo servizio nell’esercito, Fern (la stupenda attrice Leven Rambin) desidera cercare il fratello che non vede da moltissimi anni. Tuttavia, al suo rientro a casa, nulla è come prima, il fratello sembra essere ricercato per droga e non vuole incontrare la sorella. Lei si sorprende a vedere come tutto è molto cambiato e scopre anche la vecchia auto di famiglia, risentendo le voci della infanzia e di una guerra che vorrebbe dimenticare. Pian piano, Fern si rende conto che gli Ozarks contengono molti oscuri segreti che alla fine la distraggono dalla sua ricerca, mentre nella sua vita entra prepotentemente un bambino che viene dai boschi di 10 anni. Si chiama Cecil….Lui quasi non vorrebbe lasciare quel posto oscuro ma la mano della donna lo attrae e stringe. Fern, inizia a sentirsi male ed a dover sostenere difficili prove. I problemi però iniziano quando il medico locale conclude che Cecil è in realtà un Tatterdemalion, una creatura del folclore di Ozark che sarebbe la presunta causa della malattia della donna. Una sorta di mostro dei boschi che le starebbe portando via la vita. La donna comincia a sospettare che la favola sia realtà, anche perché i suoi capelli ingrigiscono e lei ha una strana insistente tosse. Ma il film procede nella sua intima bellezza a raccontare come Cecil, messo alla prova scopare, mentre Lei deve ancora scoprire che il bosco cela un segreto misterioso relativo alla travagliata infanzia di Cecil e dovrà essere la donna a superare i suoi ricordi di guerra e riattrarre il bambino impaurito, riscoprendo la forza dell’amore anche materno.

Nel mondo del cinema, è sempre una felice sorpresa vedere una regista muoversi così elegantemente tra narrazione filmica e quella descrittiva, disegnando dei profili psicologici decisi e mostrando le fragilità umane, usando il tema caro del thriller subito smentito dalla analisi attenta delle sensazioni. Tutto il film è interamente girato tra gli Ozarks. Perciò esso reca con sé il senso della comunità, delle case e delle ideologie locali. Le persone vivono realmente nei tuguri e i boschi circondano di mistero e magia ogni particolare. E perciò che Fern rivive la sua desolazione infantile dopo la guerra che la rende così  vulnerabile. Tutte le relazioni tra Fern e Cecil sono il vero senso della indagine del film. Inizialmente, Fern probabilmente non vuole piu’ amare come Cecil…sono forse una madre e un figlio che devono imparare a comunicare dopo la cattiveria di una società oscura? Ciò che questo film e’ capace di rendere è la mostruosità che genera una società ottusa ed incosciente che ripudia il bello ed il nuovo in quanto solo diverso.

Ecco quando si dice…”mi sento come questo film”, perché sommuove cercando di capire se possano esistere altre dimensioni dell’esistenza come quella dell’anima. Ci vuole solo tanto coraggio….l’idea è che si può andare al di là del bene e del male, ma in una idea che non significa che muti la realtà, “stai solo provando a ragionare con la tua testa”. Trovo il film sconvolgentemente bello, commovente e mi auguro che questa giuria donna sappia apprezzare l’audace racconto della regista.

Arriva a Taormina, sempre in concorso l’anteprima mondiale del film appena finito di girare: “L’Eroe” per la regia dell’appena trentaduenne Cristiano Anania . Nel cast: Salvatore Esposito, Marta Gastini, Vinvenzo Nemolato, Cristina Donadio ed Erica Guidi. Molti bei produttori quali Giorgio Beltrame, Eduardo Rumolo, Vittorio Flagiello, Angelo Calculli e Gianluca Curti, mentre la Minerva Pictures Group si assicura le vendite estere. Un noir che narra di Giorgio un ambizioso giornalista trentenne anche con la propensione a diventare scrittore di fama. Trasferito in una redazione di Provincia ha un bel chiedersi se credere a ciò che diceva la madre “il bene vince sempre”. Giorgio assiste dalla finestra all’evolversi dei fatti, conosce la donna dei suoi sogni e cerca di aiutarla nel battere la tesi di laurea e vive la vita straniante di un ragazzo che sembra un sentimentale ritardato. Ma la occasione giusta gli viene data dalla conoscenza di una ricca proprietaria di vini, la cui azienda sembra in declino e dal rapimento del suo nipotino. Tutto si evolve in modo chiaro e programmatico. Lo sta aiutando la sua intuizione? Fatto sta che tocca a Lui salvare il piccolo rapito, mentre il ragazzo in difficoltà finisce in prigione. Lui osannato scrive il suo libro di successo e la sua ragazza si laurea con 110 e lode mentre la nonna del ragazzino vende alla stampa i servizi fotografici. Ma…non tutto è come sembra e le patinate vicende potrebbero celare un finale a sorpresa. Il film tecnicamente magistralmente diretto pecca nella sceneggiatura criptica anche se semina qui e li indizi interessanti ed indaga i complessi legami tra il sé ed il proprio io…nonché sembra sottolineare come oggi sia facile un successo determinato dalla cronaca. Questo almeno quello che il regista vuole narrare, forse qualche cosa è rimasta nelle sue intenzioni …e ciò che comunque arriva è l’idea di un cinema nascente ancora incerto. Si sa in Italia difficilissimo fare un film, ma il suo autore è davvero giovanissimo e con al suo attivo una cifra stilistica interessante. Discorso a parte merita il bellissimo documentario di “Libertà non può morire in maredi Alfredo Lo Piero che dichiara: “Ho capito che ogni centimetro che riescono a occupare sul barcone è un centimetro di libertà, pagato non solo con denaroun docufilm a tinte forti sull’orrore della migrazione dalle coste africane a quelle siciliane. Il catanese Lo Piero, fondatore della Scuola di cinema a Catania, dopo diverse esperienze cinematografiche si cimenta in questo lungometraggio che è un vero e proprio film di denuncia. Nel film testimonianze e dal lato dell’immigrato arriva un messaggio di pace e di amore, quasi supplice e grato. Sicchè alla fine del film ci sentiamo noi come dei disadattati che spesso hanno speculato sulla tragedia della guerra, mentre parlano le immagini imperative e stupende del mare e dei corpi che sembrano solo numeri da salvare o escludere. Lo Piero lancia una sfida al mondo: “Come vi sentite dopo aver visto queste immagini”. Arriva la bellezza di quei disegni che vedono su ogni imbarcazione una croce. Si perché qui siamo nel regno non della religione ma della umanità. Il lungo silenzioso applauso in sala significa tanto in un Festival come questo che ripartendo punta sul grande cinema d’autore anche indipendente.Il film è anche intensamente poetico in quanto è come se tutto venisse raccontato da un viso di pescatore che a Lampedusa ha visto tutto ed ora cammina in avanti con i suoi ricordi non tutti positivi ricordando immagini di una vita locale fatta di mare e di eternita’. Il film di Lo Piero è un vero capolavoro non solo come documento ma come descrizione filmica che torna incessante sul mare immenso e sulla tragedia di chi arriva, analizzando i volti e ciò che narrano. Un film che meriterebbe di essere visto nel mondo e che approdasse a Los Angeles.

Tanto cinema qui a Taormina ma sono in arrivo ospiti importanti come Gilliam. Si tratta di un Festival che dimostra matutità artistica e decisione. In sala B in contemporanea altre proiezioni tutte seguitissime da un pubblico attento che finalmente è presente con tanti giornalisti attivi nelle domande. Meno distrazione e piu’ concentrazione come a Venezia. Questa è l’idea di un cinema mondiale che deve essere la proiezione della nostra anima di siciliani futuristi.

Anna Mazzaglia

 

 

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