“Giulietta e Romeo”, si balla..si vive…si muore a passo di danza

Entrando a Teatro Venerdì, nel mio teatro della armonia, quello che mi fa lasciare fuori gli abominevoli accadimenti di una politica che mi ha decisamente stancato e che non è siciliana ma italiana e direi europea, incontro per caso il direttore artistico della Sezione Musica Matteo Pappalardo ma non sapevo ancora cosa avrei visto. Solo che di getto ho detto: “Grazie Matteo per le Tue scelte”. La direzione artistica musicale del Teatro Vittorio Emanuele di Messina come Simona Celi, per la prosa, hanno impresso nella selezione degli spettacoli in programma, una indicazione dii stile. Ciò che ho visto, sin oggi, è decisamente di qualità superlativa. Così questo ridisegnato balletto “Romeo e Giulietta”, che da classico della letteratura e della musica trasmigra a una dimensione essenziale in cui si racconta la storia in modo nuovo, indicando un fuori-testo interessante che sembra proprio influenzare la danza classica. Nella partitura teatrale coreografica si lega il grigio ed il rosso per indicare l’opposizione ed il contrasto e si fa risaltare la nuova tecnica ideata da Fabrizio Monteverde.

Della originale tragedia shakesperiana restano i passaggi essenziali in una atmosfera grigia e carica di nuvole presaghe di tragedia…. vi è un Muro…(già le città spesso avevano ed hanno muri) che divide Capuleti e Montecchi. I Capuleti sono uomini la cui carica danzante è essenzialmente quella dei guerrieri..entrano in scena da una scala ideale che non vediamo, sono creature giovani volanti immateriali, contrapposte alla madre che vive in un mondo sofferente e dimezzato: la sedia a rotelle …da questa dimensione disadattata si eleva solo per far ubbidire Giulietta che si libra in leggerezza, decisamente oppositiva e forte..una giovane donna per cui la vita è… mancata rinuncia, autodeterminazione e passione. Grande plauso ad Azzurra Schena che trasmette con efficacia questo aspetto sia quando allontana Paride (Vincenzo Carpino) e sia quando sceglie in modo deciso Romeo, (Paolo Barbonaglia). E sono proprio i passi a due che evidenziano il reale movimento di scena elegantissimo e tecnicamente di grande efficacia. Poi arriva l’avversione il fato, la guerriglia cittadina, la opposizione le uccisioni che culminano con la morte di Tebaldo (Simone Zannini). Certamente incredibile ed ineccepibile la magnifica danza dei cavalieri. Tutti bravi gli altri interpreti da Roberta De Simone (Madre di Giulietta), a Monika Lepisto (Madre di Romeo), a Riccardo Ciarpella (Mercuzio), Lorenzo Castelletta (Padre di Giulietta), Eleonora Pifferi e Kinui Oiwa (Le sorelle), Mateo Mirdita (Benvolio) e Cecilia Borghese (Nutrice).

Originale scrittura d’autore percorsa dai fotogrammi inquieti del cinema neorealista, sciolta da catene storiche e autonoma nell’introspezione dei personaggi, l’opera di Fabrizio Monteverde denuda la trama e ne fa trasparire i sentimenti: cinico, rabbioso, così vicino al suo stesso impeto coreografico. Ne nasce una narrazione essenziale ma appassionata, lirica e crudele, che come il cerchio eterno della vita continuamente risorge dal proprio finale all’alba di un nuovo sentimento d’amore.

In scena, in questo nuovo allestimento curato da Monteverde, i danzatori della compagnia del Balletto di Roma, diventano i nuovi interpreti di una discordia mondiale.

E non a caso Fabrizio Monteverde è unanimemente considerato oggi, uno dei migliori rappresentanti della coreografia italiana degli ultimi trent’anni trovando nel racconto l’origine e il completamento della propria ispirazione. Si muove tra visioni cinematografiche e l’irrisolto nodo psichico della contrapposizione tra offesa, vendetta o rancore

Resto sempre attratta dalle musiche dirompenti di Sergej Prokof’ev che qui meglio che nell’allestimento classico, diventano modernissime, come se ci trovassimo in un dopoguerra inasprito da altre e prorompenti guerrieri civili. Ma mi piace sottolineare che il rosso ha anche il sapore simbolico delle molte vittime di una violenza non più solo raccontata, mentre quella sedia a rotelle che entra ed esce di scena è un elemento che deve far riflettere. Qualcuno paga…le malattie sono troppe e senza spiegazioni in un dopoguerra che non è poi così finito se non si comprendono ancora oggi le sempre eterne radici dell’odio.

In occasione dello spettacolo “Giulietta e Romeo”, la Scuola del Balletto di Roma, con la collaborazione del Teatro Vittorio Emanuele e del direttore artistico Matteo Pappalardo, ha indetto un’audizione in palcoscenico per la selezione di nuovi allievi. Numerose le candidature (oltre 150) che sono state vagliate dalla commissione composta dalla direttrice della Scuola del Balletto di Roma Paola Jorio, dal direttore generale Luciano Carratoni, dalla Maestra Anna Maria Garagozzo, dalla maitre de ballet della compagnia Anna Manes e dalle soliste Azzurra Schena e Roberta De Simone.

Inoltre, le borse di studio per l’anno accademico e per le diverse attività della Scuola del Balletto di Roma, completano il cerchio virtuoso di sinergie messe in atto per offrire, in contemporanea con la rappresentazione di “Giulietta e Romeo”, un’occasione formativa di eccellenza per i ballerini del nostro territorio.

Anna Maria Mazzaglia Miceli

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