FIORE DI AGAVE : FILOSOFIA VITA E MEDICINA

Ha debuttato ieri sera in prima assoluta nazionale, dopo due anni di fermo per il Covid, al Multisala APOLLO di Messina il film progetto del CAM “Fiore di Agave”, che resterà in programmazione al Multisala Apollo per una settimana. Pellicola “made in Messina”, prodotta dal CAM, Centro Artistico del Mediterraneo, in collaborazione con Villa Martius di San Pier Niceto, l’AIDO Associazione Italiana Donatori di Organi e Tessuti, AMA Onlus di Osimo, Federazione Moda Italia, Confcommercio di Messina e con il sostegno di Lineaemme Arredamenti, Reasika, Finalmente Mamma, Ritrovo Fellini e Marina di Nettuno Yachting Club, il film è una occasione per rivedere i luoghi piu’ amati della nostra città – cartolina che dà delle sensazioni intime e pone una riflessione: possibile che una città cosi’ bella e cosi’ nostra non crei cittadini attenti ma un ceto medio abbastanza egoista e chiuso nel ghetto della propria personale esistenza o sopravvivenza?

Presenti in sala tutte le autorità anche politiche ed i volti del cinema che da anni fanno grande la nostra terra come Ninni Panzera e della medicina come Il Presidente dell’Ordine dei Medici di Messina Giacomo Caudo.

Queste righe sono solo un omaggio al regista mio amico e medico personale che da anni e non hanno l’ardire di essere una recensione, perché il film una volta sullo schermo diventa di tutti, mentre io sono e resto di parte.

Soggetto: Salvatore Arimatea; Sceneggiatura Salvatore Arimatea, Fabio Martinez, Daniele Franchina e Denis Pergolizzi; Regia: Salvatore Arimatea; Produttore Francesca Barbera; Direttore di Produzione: Paola Costa; Direttore della Fotografia e del Montaggio Daniele Franchina; Aiuto Regista e Coatching: Denis Pergolizzi, Segretaria di Edizione :Annamaria D’Angelo; Scenografia: Grace Pagano; Costumi: Atelier Fleres di Cristina Fleres; Operatore alla Macchina: Fino La Leggia; Primo fonico: Carmelo Sfogliano, Secondo Fonico Blue Falabella; Trucco:Truccheria Cheri di Orazio Tomarchio; Seconda Unità di Ripresa diretta da Francesco Romagnolo con la collaborazione di Alessandro Pagano per la Frafilms; fotografo di Scena: Carlo Gandolfo; Ispettore di produzione: Piero Marzo; Assistenti di produzione: Smeralda Foti e Katia Maiorana; Segretaria di produzione: Aurora Ciappina;Ufficio Stampa: Chiara Chirieleison,

CAST: Il film coniuga il femminile anche nel cast: Fioretta Mari, Clara Cirignotta, Ida Elena De Razza, la piccola Andrea Messina, Federica Biondo, Lelio Naccari, Caterina Mangano, con la partecipazione straordinaria di Turi Giuffrida, che è comunque una proiezione del pensiero della protagonista nella storia narrata. Ciò vuol dire che il tema donna è ancora un tema caldo, in linea con l’incalzare traumatico e tragico dei femminicidi e la solitudine essenziale della donna che, in questi tempi bui, è il riflesso della perdita di coscienza e di certezze dell’uomo.

La storia è intrigante e aggrovigliata e di non percepibile immediata lettura: una bambina è inspiegabilmente chiusa in una stanza e cerca in tutti i modi di convincere la madre Martina, a farla uscire. La donna però è sorda ai richiami; cosi’ Lei si imbelletta (a cosa si prepara?) La vita della madre va a rotoli, è una donna estremamente debole e che si intestardisce ad inseguire un uomo. E, da sola, sembra di non essere in grado di prendere decisioni. In un crescendo di tensione, paura e coraggio si compie la più ardua battaglia per la esistenza.
Martina però non sembra essere isolata, ha accanto una amica stravagante, Barbara, che per un gioco del destino, è legata a lei: Barbara, con la sua caparbietà, la sua forza d’animo, la sua saggezza e il suo coraggio si impegna a salvarla, affinché la donna possa dimenticare le sofferenze e lottare col nemico più spietato che è se stessa e la propria natura debole. Ma vi è una donna che corre lungo una strada su un marciapiedi per tutto il film…chi è? Si ha la sensazione che avverrà un incidente ma non si capisce chi sia questa donna che corre. In realtà si tratta di incroci di esistenze e nel film si parla di vita, morte e resurrezione. Il film, sicuramente intimista, si scontra con la voglia del regista di disseminare qui e lì i temi a Lui cari e cioè il triller, il sangue, le troppe feste, mentre dovrebbe far capire temi non così scopertamente comprensibili.

A mio parere il film è da scarpette rosse…la donna soffre e l’uomo non esiste mentre compaiono le madri anche loro single, li’ dove il padre è una ombra. Sottesi sempre sino allo svelamento nei titoli di coda i veri temi del film e cioè il trapianto e la donazione degli organi e l’aborto.

Personalmente ho trovato strepitosa la interpretazione di Fioretta Mari, grande attrice di cinema e teatro e di Andrea Messina che è un volto cinematografico rivelazione, sicuramente da potenzialità elevate. Ho subito pensato che la protagonista fosse una allieva della grande Fioretta, e credo che questo sia un debutto.

Certo, grande lavoro di Francesca Barbera, poiché la produzione e il coordinamento è una operazione difficilissima in lavori come questo dai budget sicuramente ridotti, e con un regista che si impegna in troppe cose. Salvatore Arimatea è essenzialmente un medico con la passione per l’arte e non riesce a non occuparsi degli esseri umani in difficoltà, della disabilità, del dolore della malattia, poiché la doppia professione fa sì che sia impossibile per Lui, distaccare i suoi due sé. Questa volta è la vita come dono e conferma. Ma lo spettatore resta spiazzato perché nel film non esistono atmosfere rarefatte ma una storia di una unica donna che ha un cuore probabilmente di una altra (il grande tema del trapianto) che è essere due in una, anzi vi è anche la terza donna: una figlia che bussa alla porta dell’esistenza.

Il fiore di Agave è una pianta strana ….L’agave cresce e puo’ farlo per anni ma quando poi fiorisce la pianta che dona bellezza muore. Una grande metafora della vita donata che morendo il corpo, lascia l’ anima espressa in un organo ad una altra e da questa una altra vita nasce, quella prima negata.

Io non ho letto la sceneggiatura, certo complessa, ma il tradurre tutto questo in cinema che è tante cose (anche movimenti di macchina e astrazione, fotografia, montaggio) è difficilissimo. Belle come sempre le musiche di Gianluca Rando.

Lo sforzo che sempre compie il CAM è eccelso in quanto ha il potere di creare sinergie e diventa sempre piu’ come un grande contenitore con la voglia di lanciare messaggi impegnandosi nel cinema del sociale. Personalmente non credo che le immagini debbano essere spiegate ma devono emozionare…si puo’ disseminare indizi, ma giammai un film va spiegato o commentato attraverso chi ha collaborato alla costruzione del prodotto anche perché il cinema è sensazione, visione e percezione. La produzione dichiara che il film è pronto per partecipare a parecchi Festival e noi non possiamo che augurare a chi si impegna in messaggi importanti un successo pieno.

Anna Mazzaglia

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