DAL CONCORSO AL TEATRO ANTICO IL SECONDO GIORNO DEL TAORMINA FILM FEST 2022

Primo film in concorso al Taormina film Fest 2022 American Murderer” è un true crime che lascia l’amaro in bocca e fa rendere conto come funzione il mondo “a stelle e striscie” ove la Giustizia è assente e restano solo le delusioni familiari. Il film tratta la storia vera di Jason Derek Brown, truffatore di professione che nel 2004 mette in atto con piccole truffe finanziarie l’arte della sopravvivenza a modo suo. Un lavoro che sembra aver aver ereditato dal padre e mal sopportato dalla madre che deve rivivere sola ciò che avrebbe voluto dimenticare. Gli altri due fratelli David e Jamie lo amano ma lo vedono sempre più a rischio, specie quando l’uomo inseguito dall’FBI decide di rapinare un furgone portavalori che sta trasportando l’incasso di un cinema. Un esordio importante alla regia, del giovane statunitense Matthew Gentile affascinato dal caso umano, anche perché James Derek è capace di irretire il prossimo con un viso sempre sorridente e raccontando storie surreali come Frank Abagnale nel “Prova a prendermi” di Spielberg (forse anche una voluta citazione). Però James Derek è estremamente violento, tanto che non lo si riesce a perdonare. Il film alla fine racconta tutto un groviglio di reiterati reati su cui indaga l’agente perfetto interpretato da Ryan Philippe sicuro che la legge avrà il sopravvento. Non sarà così poiché le Istituzioni sono inadatte il protagonista dovrà affrontare invece la famiglia calpestata. Tom Pelphrey si cimenta in un ruolo da protagonista dopo alcuni apprezzati lavori televisivi come Orzak e di lui sicuramente è interessante vedere l’adattamento alla parte assegnata sia nelle espressioni facciali che in quelle del corpo sopratutto quando deve truffare le sue vittime (dal commesso di un banco dei pegni alla malcapitata mamma single interpretata da Idina Menzel). Che dire? certo per me non è un film che mi racconta vicende sconosciute o che mi sorprende, è solo un duro ed inesorabile spaccato della realtà decadente americana, come era allora e come continua ad essere oggi, non ho trovato un pensiero utile e logico nello sviluppo del film, se non la curiosità del suo autore che però è ben lontano dalla inventiva di Spielberg. Ma il regista confessa: “Prima di voler fare il regista volevo diventare un agente dell’FBI- racconta Matthew Gentile -. Andavo spesso a vedere quali erano i criminali più incalliti e mi ha attirato il volto di quest’uomo con i capelli a spazzola di nome Jason. Un volto che mi è apparso sullo schermo del mio computer anche dodici anni dopo, io avevo finito di studiare alla scuola di cinematografia e lui era ancora latitante, non era ancora stato catturato e rimasi folgorato dalla sua capacità di manipolatoria e di farsi benvolere. Ho cercato di esplorare questo tipo di personaggio e il fascino che il male esercita sullo spettatore” Dunque una sua personale passione ed una curiosa ossessione personale ma forse anche una vera indagine sul fallimento del sogno americano. Nel film colpisce la musica che è del fratello del regista Scott Gentile che partendo dalla natura del vento insegue le sonorità dark.

Però conosco la dura realtà americana da tempo poiché due amici miei un medico ed un regista partiti per inseguire il sogno americano sono rimasti barbaramente uccisi per motivi futili entrambi da balordi, per cui esaltare il male che vive in America nelle strade, tanto le armi sono a portata di mano…non trovo sia educativo, poiché la realtà dura e cruda supera il racconto del film, né trovo che il protagonista sia un mito sul quale indagare le espressioni del male in un mondo ormai inesorabilmente sommerso dallo stesso e che aspira al cinema come promessa di un sogno attuabile.

Al Teatro Antico, presentato il filmLa mia ombra è tua”, titolo tratto da una frase di “Sotto il vulcano” di Malcom Lowry ispirato dal romanzo omonimo di Edoardo Nesi, che co -firma soggetto e sceneggiatura con Laura Paolucci ed Eugenio Cappuccio, regista del film. Una grossa produzione che mette insieme Fandango e Rai per sostenere una pellicola interpretata da Marco Giallini, Giuseppe Maggio, Anna Manuelli, Sidy Diop,Claudio Bigagli, Leopoldo Mastelloni, Miriam Previati, Alessandra Acciai e con la partecipazione di Isabella Ferrari .

Il film cerca di narrare una storia d’amore, iniziata quarant’anni fa e mai finita, in un viaggio attraverso l’Italia, intrapreso da una strana coppia a bordo di una vecchia jeep. Emiliano ha venticinque anni e si è appena laureato con il massimo dei voti in Lettere Antiche, e Vittorio Vezzosi è un burbero scrittore di sessant’anni che da molto tempo trascorre una vita solitario, dopo aver pubblicato un unico libro, rimasto nella memoria di tutti. I due si stanno recando a Milano, alla Fiera-mercato degli anni Ottanta e Novanta, e decidono di mostrare il loro viaggio ricco di imprevisti sui social. Lo scrittore decide di parlare , rompendo un silenzio durato da oltre vent’anni. Alla fiera ad attenderli ci sono Milena, il perduto amore dello scrittore, e una folla di follower, desiderosi di ascoltare il Vezzosi che vuol affrontare il sul suo passato con uno sguardo rivolto al nostro Paese, attanagliato dalla nostalgia e perso nel ricordo di sé.

Vorrebbe essere un confronto tra due generazioni una delle quali, quella dei tardo cinquantenni che tenta di sopraffare i giovani. Per Emiliano infatti Vittorio è il simbolo di tutti quelli che si sono mangiati il futuro. Ma non sarà facile far riflettere lo scrittore né vincerlo, anche se lo scontro-incontro potrebbe giovare a tutti e due.
La parte del film che prende la forma di un road movie fa pensare
a “Il sorpasso” (anche perchè il cinquantenne alla guida si chiama Vittorio), sempre citazioni mal riuscite, anche se Cappuccio fa esplicitamente riferimento a “La dolce vita”. Mai toccare i Mostri Sacri, direbbe qualcuno. “La mia ombra è tua” appare, alla fine, improbabile, e la caratterizzazione dei personaggi contraddittoria, tranne che nel caso di Vittorio, che rimane costantemente… Marco Giallini. Alcune figure minori, soprattutto femminili, appaiono e scompaiono senza che sia mai attribuita loro una personalità definita, e certi “dettagli” sono davvero difficili da accettare, come la castità del 25enne Emiliano o la sua devozione verso la sfuggente e opportunista Allegra.
Malgrado le buone intenzioni e il supporto del romanzo che ha alle spalle il film di Cappuccio appare come un
qualcosa di non definito, e i suoi interpreti, soprattutto Giuseppe Maggio nei panni di Emiliano, sembrano a disagio il personaggio. Insomma tanto rumore …per nulla

Anna Maria Mazzaglia Miceli

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