COSA FARE… PER NON MORIRE DI MAFIA? ECCELLENTE SEBASTIANO LO MONACO

 

E meno male che avevo appena finito di scrivere il mio articolo di opinione sulla mafia, quando questa sera al Teatro Vittorio Emanuele di Messina assisto a una “vera lezione” di Sebastiano Lo Monaco PER NON MORIRE DI MAFIA per la regia di Alessio Pizzech, una versione scenica di Nicola Fano con adattamento drammaturgico di Margherita Rubino dal libro omonimo del Magistrato Pietro Grasso che fu giudice a latere nel famoso maxiprocesso iniziato dalle prime dichiarazioni del pentito Buscetta e Pietro Grasso scrive: “Finche’ la mafia esiste, bisogna parlarne, discuterne, reagire. Il silenzio l’ossigeno grazie al quale i sistemi criminali si riorganizzano e la pericolosissima simbiosi di mafia economia e potere si rafforza. I silenzi di oggi siamo destinati a pagarli duramente domani, con una mafia sempre più forte, con cittadini sempre meno liberi”… Bè ma sapete chi è Pietro Grasso? Dal 16 Marzo 2013 viene eletto Presidente del Senato della Repubblica, ma qualcuno mi dovrebbe spiegare come e perché un Magistrato arriva a ricoprire un ruolo politico, se effettivamente si continua a distinguere tra i poteri dello Stato come garanzia per il cittadino di libertà? Il potere legislativo, il potere amministrativo e quello giudiziario sono indipendenti tra loro e questo lo disse già Platone nel dialogo La Repubblica sottolineando la indipendenza dei giudici dal sistema politico.

Invece succede che Di Pietro (ve lo ricordate? Il giudice della operazione “Mani Pulite”, finita la missione di sbarazzarsi di quello che appariva un sistema corrotto va a fare il deputato parlamentare (un premio?) e miglior sorte non tocca allo stesso Grasso che, non si comprende perché, invece di andare in pensione diviene una autorita’ politica all’interno dello Stato. Riflessione: i magistrati finita la loro funzione dovrebbero andare in pensione e non passare ad un altro potere dello Stato, accettando cosi’ alte cariche. Sta di fatto che Giovanni Falcone e Paolo Borsellino hanno una sorte ingrata: vengono uccisi e Pietro Grasso invece si salva… Ho ascoltato bene la lezione con tanto di lavagna…ma ho ascoltato con il cuore e con la mente la grandissima interpretazione stupefacente di Sebastiano Lo Monaco che dalla ironia e quasi dal sorriso, passa alla confidenza, alla pensosità o riflessione per finire con un monito…la legalità, lanciando un foglio come fosse un petalo della margherita m’ama non m’ama. Si’ occorre conoscere la mafia per non morire….ma chi la conosce e scrive di mafia muore …Fava, come Peppino Impastato, persone da me citate non a caso, perché ambedue avevano capito i legami profondi esistenti tra le istituzioni politiche e quelle che chiamano mafie di tutti i tipi che non potrebbero esistere se non avessero l’appoggio delle Istituzioni. Dentro la piecè teatrale c’è un accenno a questa verità come se si trattasse di una verità legata a quel tempo.

Che sia dunque una indagine emotiva e che causi emozioni non vi è dubbio, ma la gente della mia età quel periodo lo ha vissuto e ne vive oggi uno ancor piu’ sconvolgente. Dunque io penso che questa sia una interessante e forte lezione per le nuove generazioni ed, a teatro, e lo dico per la ennesima volta, vi dovevano essere ragazzi, poiché questo programma teatrale, ha veramente dimostrato come il teatro possa avere funzione fortemente formativa sulla mente dei giovani che avrebbero potuto nella scuola e nelle famiglie porsi delle domande ed aumentare il dibattito. Ma oltre che trovare sempre meno spettatori, non tutti attenti, trovo che il teatro si stia eclissando, come se stia diventano esclusivo, in tutti i sensi. Quale politica economica ha spinto un teatro ad eliminare completamente quella bella funzione di coinvolgimento della Scuola che di mattina attirava dei giovani anche attenti a questo ed altro tipo di proposte.

Il lungo applauso che segue alla rappresentazione è un grande tributo a Sebastiano Lo Monaco che è un grande matador sulla scena che riempie da solo la scena, dominandola, spostando qualche minimo praticabile con le proprie mani ed alla fine girando la lavagna verso noi, come se noi dobbiamo completare quanto detto sul palco…solo che io non parlerei di “legalita” in un paese dove domina la illegalità, mi sarebbe piaciuto che vi fosse un monito alla riappropriazione della libertà anche di pensiero, perché la libertà è necessaria per ricostruire la democrazia, la legalità invece rimanda alle regole di un Paese allo sbando e, purtroppo, senza regole. Cio’ che fa di noi, esseri pensanti e liberi è guardare oltre…comprendo sia difficile, poiché non tutti hanno una visione chiara di ciò che accade nei Tribunali, mentre tutti hanno delle informazioni, oserei dire persino sognanti della Giustizia. Se io avvocato devo penetrare nelle storie inconfessate della gente, so che nel mio studio ho una storia vera nelle mani che diventa una storia incomprensibile appena oltrepasso il Grande Portone. Nelle Aule dei Tribunali gli ottimi avvocati devono solo sperare “Che Dio ce la mandi buona”, ma attenzione il Magistrato ha mille faldoni e dunque mille storie….e quale rappresentazione della verità sceglierà? Quale destino deciderà per te, chi sacrificherà in quello che poche o molte carte esprimono? Ho visto poche sentenze giuste, in questi ultimi dieci anni, e molte sentenze che non rispecchiano nessun tipo di verità neppure quella arrancata di qualche difensore che le carte processuali smentiscono. Perchè non vi è ancora la Legge sulla responsabilita’ del Magistrato? Perchè esiste la responsabilita’ dell’Avvocato e non quella del Magistrato? Perche’ gli avvocati debbono essere dopo anni di studio, braccati sia dagli assistiti che dalle eccessive responsabilità e da un sistema oneroso per il cittadino e per chi deve pagare delle iscrizioni a ruolo insostenibili?. Qualche volta incontro qualche mio collega sfranto sulla panchina della Piazza del Tribunale e mi avvicino….Comincia ironicamente a parlare…anche oggi qui a prendere il sole…no cara …credo che chiuderò lo studio…credo che mi darò all’ippica, per non parlare di quegli avvocati che hanno appestato la giustizia anticipando soldi ai propri clienti….non dico altro…chiudo la bocca. Ma vedete non si possono sentire alcune cose senza rimanere affranti…perchè stiamo ancora navigando nelle mete -verita’ Ed io chi sono? Una che vaga come un ebete, che guarda indifferente le vetrine di una città e una Italia indifferente…mentre la crisi economica affonda e la vera mafia è anche peggiore dei Calò e dei vari protagonisti dell’epoca che lanciava mandarini. I colletti bianchi hanno messo in ginocchio la vita i sogni le speranze le belle idee degli estremi idealisti come me. La crisi si riversa sui nostri figli e questo ancora non lo capiamo….questa è una Italia che non progredisce e che anche dopo la inutile morte di Falcone e Borsellino è peggiorata….a meno che….a meno che non ci sottraiamo a qualsiasi, dico qualsiasi tentativo, di distorsione delle nostre idee…perchè esse nascono da una vita vissuta penetrando scritti, fatti, ingenuità .Possiamo dire di noi sopravvisuti del 1968 che non siamo stati comprati, che rimaniamo liberi, che non ci indottrina nessuno che ci fermiamo solo davanti alle lacrime dei giovani che pagano oggi per un sistema che li usa senza avvertire…Bullismo…violenza sulle donne… scarpe rosse …ecco vorrei avvertire: l’omicidio e la violenza non sono diversi se compiuti su una donna o su un uomo. Chiedetevi da cosa nasce il bullismo che ai miei tempi non esisteva….Dalla mafia? Dai su…facciamoci un esame di coscienza e vediamo quanto e come certi programmi televisivi e certe trasmissioni via INTERNET non hanno reso i ragazzi asserviti e insieme vittime di un sistema degenere?

La mafia…già la mafia… e poi la mafia….Chiedetevi chi ha istituito questa mafia e a cosa serve…chiedetevelo, perché quando è nata è nata per altro come la rivoluzione di Reggio…ma questo è un altro discorso. Vedete avevo al liceo un professore di filosofia fantastico che ci istillava pillole di indipendenza…Tedeschi…che morì mentre andavamo al liceo ancora…paragonai la sua morte alla perdita di un padre, ma noi tutti di quella famosa sezione E di cui faceva parte anche Maurizio Marchetti, siamo rimasti strani….strani? O essere pensanti che credono realmente in qualcosa di molto e troppo alto?

Anna Mazzaglia

 

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